La parola al prof. Cordini sul disastro ambientale in Siberia
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Intervista al prof. Giovanni Cordini, docente di Diritto ambientale persso l’Università degli Studi di Pavia.
1. Come si può riassumere la situazione ambientale in Siberia?
« Il grave incidente prodottosi nella centrale
idroelettrica siberiana della Società Norilsk Nickel
ha provocato un disastro ambientale di notevoli
proporzioni tanto che l’associazione Green Peace lo
ha paragonato questo disastro ambientale a quello
provocato dalla petroliera Exxon Valdez nel 1989
in Alaska. In questo caso i fiumi siberiani Daldykan
e Ambarnaya sarebbero stati fortemente inquinati
per lo sversamento nelle acque di più di ventimila
tonnellate di gasolio e di lubrificanti in seguito al
crollo di un deposito che sarebbe stato provocato
dal cedimento dello strato di permafrost su cui
poggiava. Questo strato sottostante sarebbe stato
reso più debole a causa del riscaldamento
atmosferico. I prodotti oggetto dello sversamento
possono provocare ingenti danni ambientali alle
acque, alla fauna fluviale e alla vegetazione perché,
in questi incidenti, gli effetti dannosi non
interessano solo le acque nelle quali sono sversati
gli inquinanti ma si estendono anche ai terreni
circostanti. »
2. Quali precauzioni dovevano essere prese e sono ancora valide?
« Se sarà confermata la causa dell’incidente si
dovranno verificare le condizioni in cui si trovava il
deposito dei carburanti e quelle del terreno
sottostante. Il riscaldamento, ove questo fosse la
causa determinante del crollo, è un dato conosciuto
e prevedibile. Purtroppo, in questi casi,
l’esperienza ci avverte che le eventuali
inadempienze e le connesse responsabilità
possono essere accertate soltanto dopo che è
trascorso molto tempo dal disastro, richiedendo
vari accertamenti tecnici e complesse indagini
peritali che incidono sulla durata dei procedimenti
legali. Io ritengo che nella gestione di materiali che,
in caso d’incidente, possono produrre degli effetti
molto gravi sull’ambiente (come per tutti i derivati
del petrolio) si dovrebbero incrementare le misure
di sicurezza, adottando gli standard più elevati e
applicando, con severità, il principio di
precauzione definito dalle normative
internazionali. »
3. Ci sono buone speranze?
« In circostanze come questa si osserva che il
recupero del materiale inquinante richiede tempo.
Secondo notizie di stampa l’incidente si sarebbe
prodotto il 29 maggio e, fino ad ora, sarebbero
state recuperate solo delle modeste quantità di
prodotti sversati in quanto si tratta di operazioni
complesse che, per risultare di qualche efficacia
richiedono tempo. In seguito ad incidenti di questa
gravità riesce, comunque, assai difficile ripristinare
del tutto l’ambiente naturale che è stato
compromesso per cui gli effetti del degrado sono
da prevedere di lungo periodo. Ne conseguiranno
anche danni rilevanti per tutte le attività
economiche che sono collegate a questi due fiumi. I
fiumi coinvolti, inoltre, in ragione dello
sversamento, possono divenire infiammabili per
cui le autorità russe sono state indotte a dichiarare
lo stato di emergenza ambientale. »
Si consiglia la lettura del libro: Giovanni Cordini, Diritto Ambientale Comparato, terza Edizione, Cedam.