Carmelo Sapienza: un artista di strada, catanese
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Piazza Mazzini di Catania animata dal canto di chi vede la musica come “il sorriso di Dio”.
Già nel Medioevo vi erano i così detti “menestrelli”, che giravano nelle piazze delle città, per rallegrare gli animi dei passanti attraverso un vasto repertorio di canti volti ad educare un volgo che non poteva godere di educazione didattica, ed era quindi analfabeta. Le piazze erano, allora, il luogo in cui poter apprendere qualcosa, come potrebbe essere per noi, oggi, accendere una televisione o navigare su internet. San Francesco stesso aveva adoperato la tecnica dei menestrelli, per diffondere parole evangeliche nelle piazze e si definiva, infatti, “il giullare di Dio”. Nei nostri giorni a Catania, precisamente in Piazza Mazzini, è possibile assistere a canti, musicati da uno stereo ed esibiti da Carmelo Sapienza: un artista di strada. Si tratta di un uomo che non ha avuto una formazione musicale professionale, ma che, avviato dalla madre, ha condiviso con lei una passione oggi da lui trasmessa ai propri figli, in particolare a Veronica, di diciannove anni. Il canto per lui è un connubio tra passione e professione, perché con la sua arte dona a tutti un sorriso che è di Dio, dice infatti, “la musica è il sorriso di Dio”. Una via ripida e tortuosa, che però segue con amore e con l’amore della propria famiglia, che lo sostiene nelle difficoltà. Dell’infanzia ricorda i canti della madre, un’altra coincidenza che lo accomuna a San Francesco d’Assisi, figlio di un mercante Umbro e di una donna francese, descritta nella biografia di Tommaso da Celano, come abile canterina, che aveva tramandato al figlio un vasto repertorio di canti in lingua francese. Una differenza tra il santo e Carmelo è appunto il repertorio delle canzoni. Le sue trattano temi amorosi ed educativi. Da me intervistato ha detto che i suoi canti sono selezionati per esprimere messaggi di vita e d’umanità: «I giovani di oggi vogliono tutto e subito, hanno perso il rito del “desiderare” le cose. Ricordo che quando ero piccolo, se ad esempio vedevo un giocattolo che mi piaceva, i miei genitori non si precipitavano a comprarmelo, ma lasciavano trascorrere del tempo e questo accresceva in me il desiderio e la consapevolezza del valore di quell’oggetto. Lo stesso vale nei rapporti personali, in particolare nei rapporti di coppia. Molte canzoni parlano del desiderio di un bacio, che forse oggi viene dato troppo presto senza attesa». Quello di cui parla Carmelo richiama un concetto molto importante e profondo trattato in uno dei libri più famosi e tradotto in tutte le lingue, che quest’anno è diventato film, “Il piccolo principe” di Antoine De Saint- Exupéry, in cui è l’attesa che fa di una rosa la propria rosa: un rito che educa al rapporto con l’altra persona, un’esperienza in cui la conoscenza instaura radici profonde e un legame indissolubile. Il nostro artista di strada racconta, anche, quali sono i temi da lui preferiti e riguardano: amore, passione e intelligenza, ovvero tutti ingredienti che arricchiscono l’animo e che lui paragona alla trinità del Padre, Figlio e Spirito Santo e contrappone a odio, ingratitudine ed ignoranza. Un canto, quindi, che oltra ad essere passione e lavoro diviene, anche vocazione finalizzata al donare serenità e tranquillità a chiunque si possa incontrare nella piazza. Grazie alla sua presenza le serate conviviali si arricchiscono di note d’allegria, commozione e relax in modo da nutrire anima e corpo.