Chi è e cosa fa un investigatore?

Chi è e cosa fa un investigatore?

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Intervista a Giuseppe Leanza di Catania, per delineare aspetti essenziali di quali sono le competenze, le missioni e i fini di un investigatore.

inv1. Chi è e che ruolo ha un investigatore?

«Un investigatore deve essere essenzialmente un amico in grado di dissipare tutti i dubbi con lealtà, professionalità e fiducia, per accertare il più possibile la verità dei fatti. La missione principale di un investigatore consiste nel soddisfare la richiesta del cliente che cerca la verità, a lui non facilmente accessibile. Questa verità va ricercata solitamente attraverso il pedinamento e l’appostamento. Naturalmente, ci vuole molta pazienza e attenzione. I dispositivi GPS e le telecamere, sono apparecchiature che gravano economicamente sul cliente, che non sempre è disposto a sostenerne il costo, quindi in molti casi bisogna farne a meno».

2. Chi sono gli utenti che si rivolgono più spesso agli investigatori? 

«Gli utenti variano da privati, professionisti, imprenditori, istituti bancari e assicurazioni. I privati sono spesso genitori che chiedono informazioni sui propri figli: chi frequentano fuori casa, in quali locali si recano e se questi sono luoghi in cui circola droga. Vi sono, poi, i coniugi tormentati dalla gelosia o in cerca di prove per separazioni o divorzi. Le imprese, solitamente, chiedono di accertare la fedeltà dei dipendenti, dei soci, ecc. Il professionista, invece, è molto spesso un avvocato alla ricerca e raccolta di prove necessari in sede giudiziaria».

3. Può citare qualche caso particolare omettendo i dettagli?

«Sì, ricordo un caso di alcuni anni fa … Dovevo indagare su una signora che diceva di subire continui maltrattamenti dal marito, descritto come patologicamente geloso. Al termine delle indagini saltò fuori un figlio illegittimo avuto dall’uomo con un’altra donna. La storia ha avuto un lieto fine, perché questo bambino è stato finalmente riconosciuto dal padre».

4. Questa professione ha un futuro, è consigliabile ai giovani?

«Sì questa professione ha un futuro, perché tutti hanno bisogno di scoprire la verità, sui fatti in genere della vita quotidiana, perché l’uomo ha tante maschere e interpreta tanti personaggi che cambia in base alle circostanze. Per diventare investigatore, fino al 2010, bisognava avere un diploma di scuola media superiore, aver conseguito un periodo di tirocinio, presso un’agenzia investigativa di una durata non inferiore ai cinque anni o provenire dall’arma dei carabinieri o polizia e quindi, presentare l’istanza al prefetto di zona cui spetta la decisione finale. Adesso, grazie alla riforma del TULPS, art. 134, bisogna possedere un diploma di laurea, svolgere corsi di abilitazione professionali e un tirocinio almeno di cinque anni, presso un’agenzia investigativa. Malgrado questo iter, spetta poi al prefetto decidere se la persona è ritenuta idonea ad ottenere la licenza».

5. Cosa l’ha spinta a scegliere questo lavoro e quali sono state le motivazioni per affrontare anche i casi più disperati?

«Iniziai questo lavoro quasi per gioco, ma immediatamente mi accorsi che per me divenne una passione: non si guarda mai l’orario, come nemmeno le condizioni climatiche, perché durante i controlli su persone o cose, in un attimo, ci possono essere colpi di scena significativi per l’indagine».

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