Come iniziare un nuovo anno di lotte contro “La cattiva scuola”: COBAS
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COME INIZIARE UN NUOVO ANNO DI LOTTE CONTRO “LA CATTIVA SCUOLA”
Abbiamo fatto di tutto per bloccare “La Cattiva Scuola” di Renzi, ma alla fine questo Parlamento – eletto con una legge che la Consulta giudica “incostituzionale” – ha approvato la L. n. 107/2015. Ancora una volta il “Palazzo” ha dimostrato tutta la distanza, se non il disprezzo, nei confronti di lavoratori, studenti, genitori e cittadini che nell’ultimo anno si sono unitariamente opposti a questo catastrofico progetto che la maggioranza dei deputati e dei senatori ha servilmente approvato.
Ma, persa questa battaglia, dobbiamo comunque continuare a contrastare la guerra dichiarata alla Scuola Pubblica dal Governo e dai suoi sostenitori e dal 1° settembre lo scontro si dovrà intensificare all’interno delle scuole e nella società, in forme diffuse, profonde e, speriamo, ancora unitarie, per ostacolare l’attuazione della “Cattiva Scuola”. Abbiamo individuato alcune priorità.
RESISTENZA E BOICOTTAGGIO NELLE SCUOLE
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Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre incontri informativi con gli iscritti per discutere i 212 commi della “Cattiva Scuola”.
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All’inizio di settembre incontro con le RSU per individuare e sostenere forme di opposizione allo strapotere dei presidi-padroni.
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L’11 settembre, promuoviamo la massima partecipazione delle nostre RSU all’assemblea nazionale già convocata a Roma da tutte le OO.SS.
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Il primo giorno di lezione, organizzazione e partecipazione alle assemblee unitarie che si svolgeranno nei territori per tutte le scuole.
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Fin dalle prime settimane di scuola, organizziamo Convegni CESP in tutta Italia, per approfondire la riflessione sulle conseguenze che la “Cattiva Scuola” rischia di innescare sul nostro lavoro quotidiano e sulla sostanza della stessa Scuola Pubblica.
Sin dai primi Collegi di settembre, sarà necessario coinvolgere e sensibilizzare i colleghi nel boicottaggio del nuovo Comitato di Valutazione, giudice della “bravura” dei docenti, costruire forme di opposizione sottraendoci – anche individualmente – a questa oscena competizione e dichiarando il nostro rifiuto al “premio”. Contrastiamo ogni forma di “collaborazionismo” che favorisca il realizzarsi della “Cattiva Scuola” e individuiamo ogni strumento – anche giudiziario – per contrastarne la deriva autoritaria e aziendalista (libertà di insegnamento, ruolo OO.CC., ecc.)
MOBILITAZIONI
Dopo il partecipatissimo sciopero dello scorso 5 maggio e la miriade di iniziative locali, per dare visibilità e continuare la mobilitazione in difesa della Scuola Pubblica, prevediamo:
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una grande manifestazione nazionale, con possibile sciopero, a ottobre che raccolga tutte le diverse sensibilità che in questi mesi si sono mobilitate dentro e fuori le scuole, che diventi un’occasione per ribadire l’importanza del ruolo della Scuola in qualunque progetto di trasformazione democratica della società;
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intensificazione delle azioni di lotta, per ostacolare l’attuazione delle eventuali deleghe (che la legge attribuisce al Governo su un nuovo “Testo Unico dell’istruzione”; sul nuovo arruolamento; convitti e educandati; sulla nuova modalità di inclusione con la revisione del sostegno e della certificazione della disabilità; sulla nuova istruzione professionale raccordata con la formazione professionale; sul sistema integrato di educazione/istruzione 0-6 anni; sulla promozione della “cultura umanistica”).
REFERENDUM
L’abrogazione referendaria è una strada percorribile. Per avere possibilità di successo, i quesiti devono essere l’esito di proposte ragionate e condivise, a partire dalle istanze e dai bisogni espressi dal mondo della Scuola, attenti alle esigenze della società, collegandosi ad altre iniziative referendarie come quelle contro il “Jobs Act” o lo “Sblocca Italia”.
In materia referendaria, non sono ammesse improvvisazioni e superficialità. Il testo della “Cattiva Scuola” contiene norme tributarie (erogazioni liberali e bonus fiscale) e di bilancio (legate alla legge di stabilità) la cui abrogazione potrebbe essere bocciata dalla Corte Costituzionale.
Infine, è bene ricordare che nel 2003 non potemmo votare contro il finanziamento pubblico della scuola privata perché la Consulta ritenne non organico il testo che sarebbe scaturito dalla vittoria del referendum su cui avevamo già raccolto le firme.
Per valutare concretamente se e come lanciare una campagna referendaria unitaria, auspichiamo che, a partire dai sindacati scuola promotori degli scioperi e delle manifestazioni degli ultimi mesi, si costituisca un luogo unitario di confronto e decisionalità su tempi, modi e quesiti referendari, che coinvolgano il maggior numero di soggetti sociali, culturali e politici impegnati nella difesa della scuola pubblica.