Giornata della memoria 27 gennaio. Shoah

Giornata della memoria 27 gennaio. Shoah

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Ricordare, conoscere, riflettere, fare memoria. La Shoah viene celebrata come giornata della memoria ogni 27 gennaio.

 

Perché il 27 gennaio?

imagesIl 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz ponendo fine alla Shoah. Il 31 luglio del 2000, in Italia, sulla “Gazzetta Ufficiale della Repubblica” viene pubblicata la legge italiana in cui al primo articolo si «riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancellieri di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali (anche in Italia, nel 1938, erano state promulgate leggi antisemite), la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». Quindi, dal 2000 per legge, in Italia e in altri paesi Europei si celebra, ogni 27 gennaio, la giornata della memoria. Nel secondo articolo di questa legge viene riportato come  organizzare  incontri e iniziative: «in particolare modo nelle scuole di ogni ordine e grado» per «conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simile eventi non possano mai più accadere».

Lessico adoperato comunemente per ricordare lo sterminio

La parola “Shoah” è adoperata per indicare quanto è accaduto agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni trenta fino alla fine della Seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1945. Il lemma riporta sui dizionari il significato di ‘tempesta devastante’ e fa riferimento ad un passo della Bibbia, Isaia 47, 11. Il dizionario Treccani ripota che è un «vocabolo preferito ad olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile».

Antisemitismo” è adoperato per indicare l’odio nei confronti degli ebrei. Parola composta da ‘anti’ e ‘semita’ ad indicare la stirpe di una famiglia linguistico-culturale.

Lagher” è un termine tedesco utilizzato per denominare i campi di concentramento, ovvero ‘campi di sterminio’ gestiti dalle comunemente dette “SS”, ovvero Shutz-Staffeln, termine tedesco che significa in italiano ‘squadre di protezione’. Nei lagher gli ebrei venivano smistati in base alle loro caratteristiche ed erano costretti a lavorare in modo disumano ed infine uccisi in vari modi. Tra i campi più noti si ricordano: Auschwitz -Birkenau in Polonia, Mauthausen in Austria, Bergen-Belsen e Buchenwald in Germania e la riserva di San Sabba in Italia in provincia di Trieste dove è stato girato il film “La vita è bella” di Roberto Benigni.

Letture utili per approfondimenti

Si consiglia la lettura dei seguenti romanzi: Primo Levi “Se questo è un uomo” e “La tregua”; “Il diario” di Anna Frank; “La notte” di Elie Wiesel; “Il diario” di Etty Hillesum; “Destinatario sconosciuto” di Katherine Kressmann Taulor; “Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani; “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman; “L’ultimo Sonderkommando” di Vanzini e Roberto Brumat. Per i più giovani: “Un sacchetto di biglie” di Joseph Joffo; “Quando Hitler rubò il coniglio rosa” di Judith Kerr; “L’isola in via degli uccelli” di Uri Orlev; “Una bambina e basta” di Lia Levi.

Cinematografia utile per approfondimenti

Alcuni titoli di film utili per ricordare, capire e approfondire il fenomeno in questione sono: “L’amico ritrovato” (Reunion) di Jerry Schatzberg del 1989 durata 110’; “Arrivederci ragazzi” (Au revoir les enfants) di Louis Malle del 1987, durata 103’, “Il grande dittatore” (The Great Dictator) di Charlie Chapling, del 1940, durata 126’; “Jona che visse nella balena” di Roberto Faenza, del 1993, durata 195’; “Schindler’s List di Steven Spielberg, del 1993, durata 195’; “La settima stanza” (La septième demeure) di Márta Mészáros, del 1995, durata 114’; “La vita è bella” di Roberto Benigni, del 1997, durata 111’; “Il bugiardo” (Jakob the Liar) di Peter Kassovitz, del 1999, durata 114’; “Il pianista” di Roman Polansky del 2002, durata 148’;  “Il bambino con il pigiama a righe”(The boy in the striped pyjamas) di Mark Herman, tratto dal romanzo irlandese di John Boynt, del 2008, durata 91’.

Articoli utili per approfondimenti

* 27 gennaio: per non dimenticare. Celebrare il giorno della memoria, di Tiziana Mazzaglia, in «L’informatore delle autonomie locali», 28/01/2013.  http://www.linformatore.info/?p=377

La “tragedia umana” della Siria nelle parole di Papa Francesco, di Tiziana Mazzaglia, in «SocialNews», rivista anno 10, numero 7, Settembre 2013, pg. 9, tot. pg. 1 http://www.socialnews.it/articoli/9530

L’ultimo Sonderkommando italiano. Intervista a Roberto Brumat, di Tiziana Mazzaglia, in «SocialNews», 27/10/2013, tot. pg. 2 http://www.socialnews.it/storie-di-vita/9444

27 Gennaio, giornata della memoria: Ricordare con gli occhi di un bambino, di Tiziana Mazzaglia, in  «SocialNews»,  25/01/2014, tot. pp. 2 http://www.socialnews.it/cultura/10184

 

Come amare la matematica? Il metodo della Prof.ssa Emma Castelnuovo, di Tiziana Mazzaglia in «SocialNews», 01/12/2013 http://www.socialnews.it/cultura/9839

Raccolta di poesie e pensieri curata dal MIUR, liberamente scaricabilehttp://guamodi.blogspot.it/…/shoah-pensieri-e-poesie-raccol…

Avendo riscontrato problemi con il sito linformatore.info riporto qui di seguito il testo del mio articolo:

27 gennaio: per non dimenticare. Celebrare il giorno della memoria, di Tiziana Mazzaglia, in «L’informatore delle autonomie locali», 28/01/2013.

Giorno della memoria, 27 gennaio. Ricorrente ogni anno, occasione in cui riflettere e custodire il ricordo della nostra storia. Comprendere il significato di termini come, antisemitismo, pregiudizio, discriminazione, olocausto, riflettere sui limiti della follia umana! La narrativa e il cinema offrono una ricca bibliografia di titoli. Dai più letti come il “Diario” di Anna Franca e i testi di Primo Levi, “L’amico ritrovato” di Uhlman, il romanzo, “Un sacchetto di biglie” di J. Joffo. Quest’ ultimo è stato scritto dall’autore in tarda età, ricordando il passato e immergendosi nei ricordi, ancora vivi, con la semplicità del ragazzino che era quando li aveva vissuti. Un testo scritto da un vecchio bambino di dieci anni. I ricordi dei giochi con gli amici nelle strade del paesino, luoghi che aveva visto cospargersi di morte. Il negozio del padre, teatro di momenti tragici e dove, poco per volta aveva compreso il sui destino, che era ormai il destino dell’umanità del suo tempo. Un’infanzia ostacolata, infranta e negata, un ragazzino costretto a diventare uomo in mezzo alla catastrofe, anni che mai nessun gli restituirà, così come mai nessuno restituirà le vite spente. Dalla stella cucita sui vestiti come marchio di morte alla promessa al padre di non rivelare a nessuno di essere ebreo, la consegna di pochi soldi e da lì la sua avventura, costretto a badare a se’ stesso affrontando un calvario di pericoli, sofferenze e solitudine. Tematiche rese visibili da parecchie pellicole di film, come “Arrivederci ragazzi” di Malle, “La vita è bella” di Benigni, “Vite sospese” di Seltzer, “Shindler’s List” di Spielberg, “Il bambino con il pigiama a righe” di Herman, “La settima stanza” di Mészàros, “Il pianista” di Polansky. Un repertorio sconfinato per “fare memoria”, non un semplice ricordare e tramandare, bensì un’occasione in cui rivivere il ricordo in modo simbolico, per non permettere di ripetere altre esperienze simili, ma trarre insegnamento e combattere i primi sintomi di discriminazione. «Credo che in qualche punto dell’universo debba esserci un archivio in cui sono conservate tutte le sofferenze e gli atti di sacrificio dell’uomo. Non esisterebbe giustizia divina se la storia di un misero non ornasse in eterno l’infinita biblioteca di Dio». I. B. Singer

 

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