Il fenomeno degli immigrati da gestire e tutelare
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Il fenomeno degli immigrati ieri e oggi.
Adesso tocca alla Siria, immigrare verso nuove terre in cerca di portare a salvo la propria vita e quella dei familiari, dalla guerra! Si sono aperte, per loro, le porte del Centro per rifugiati di Mineo in provincia di Catania. Ancora una volta, la Sicilia, seppure terra con tante difficoltà tende una mano al prossimo bisognoso e in cerca di asilo politico. Desta stupore la notizia di un parto avvenuto a bordo durante la traversata, una bimba che per quattro giorni ha avuto ancora un tratto del cordone ombelicale attaccato. Altri profughi sono rimasti in mare, per dieci giorni, con le conseguenze della disidratazione. Una situazione che mostra come sia fondamentale lottare per vivere, senza arrendersi alle difficoltà. Immagini pittoresche che rievocano quelle impresse sulla tela intitolata “La zattera della Medusa” di Théodore Gèricault (1818-1819). Questa volta, però, fortunatamente sono immagini di corpi vivi, senza esperienze drastiche di cannibalismo al fine del proprio sostentamento. Certo, con il passare degli anni è molto più rapido avvistare le imbarcazioni e prestare loro soccorso. Una problematica affrontata milioni di volte, che ha visto, ormai sviluppare un’organizzazione pronta al soccorso e all’accoglienza, seppur oggi siamo in tempo di crisi. Ma cosa sono questi fenomeni di immigrazione? La popolazione di un territorio varia non solo per motivi naturali (nascite e decessi), ma anche per i movimenti migratori delle persone da un luogo all’altro. Un fenomeno in continua crescita nel nostro territorio. Etimologicamente il termine immigrare vuol dire andare via da un luogo per arrivare in un altro luogo. Anche in questo campo gli animali ci insegnano il significato di un fenomeno che soprattutto, per le rondini, segna la fine di una stagione buona nel territorio in cui si trovano, e l’inizio di un lungo viaggio, in branco, per poter trovare, in un altro luogo, quel clima favorevole al proprio sviluppo e sostentamento. Entrare in un paese straniero, o in una zona diversa dalla propria nazione, per stabilirvi la propria residenza, comporterà un lungo percorso di affidamento alla provvidenza. Nel nuovo territorio se non si trovano aiuti e sostegni da parte di altri significherà non aver portato a compimento la propria missione e andare, così, incontro ad una dura stagione. I flussi migratori sono un fenomeno molto antico per l’umanità e hanno intensamente coinvolto l’Europa fin dal passato. Basti pensare che la maggior parte dei popoli europei discende da un gruppo di nomadi asiatici, gli indoeuropei appunto, arrivati 4000 anni fa. Milioni di europei hanno massicciamente popolato altri continenti, come ad esempio le Americhe, a partire dal Cinquecento. Al giorno d’oggi le migrazioni continuano ad avere notevole rilevanza. La popolazione europea, infatti, è in fase di crescita zero e aumenta lievemente ogni anno solo per l’apporto di immigranti provenienti da altri continenti. Alla base di questi movimenti migratori vi è soprattutto la ricerca di un posto di lavoro e di migliori condizioni di vita. Si tratta, quindi, di migrazioni volontarie, cioè effettuate per libera scelta, anche se di fatto motivate da ragioni di sopravvivenza. Nei casi più drammatici si assiste, però, a migrazioni forzate, cioè a spostamenti per sfuggire a persecuzioni religiose e politiche o a guerre sanguinose, una drastica conseguenza che si ripete ancora oggi. E’ il caso, in passato, degli Ugunotti, protestanti francesi cacciati dal loro paese nel Seicento e dei moriscos, musulmani, espulsi dalla Spagna cattolica. Nel Novecento si sono avute le terribili esperienze del genocidio degli Armeni in Turchia (1894 – 1915) e della persecuzione razziale ai danni degli ebrei dalla Germania nazista. Negli ultimi vent’anni la geografia delle migrazioni è di nuovo cambiata. A seguito del crollo delle nascite e dell’invecchiamento della popolazione, in molte zone industriali europee è diventato difficile trovare operai da impiegare nella produzione. E’così, sono arrivati rifugiati e profughi di paesi extraeuropei colpiti da guerre o catastrofi naturali. La principale novità, rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta, è che anche paesi un tempo d’emigrazione come L’Italia, la Spagna, la Grecia e l’ Irlanda sono diventati aree di accoglimento di immigrati. La maggior parte dei nuovi arrivati si è diretta nei paesi dell’Unione Europea, soprattutto quelli più popolati e progrediti: Germania, Francia, Regno Unito e Italia. Gli immigrati extracomunitari provengono soprattutto dal Nord Africa, dal Medio Oriente, dal Sud-est asiatico e dall’America Latina. Numerosi sono anche coloro che giungono dai paesi meno avanzati dell’Est europeo: Albania, Romania, ex-Iugoslavia, Russia, Ucraina. L’Italia è stata per oltre un secolo un paese d’immigrazione. Infatti, dal 1870 al 1970, furono circa ventisei milioni gli abitanti che si sono trasferiti all’estero. Una grande migrazione transoceanica si è verificata tra il 1880 e il 1915, quando oltre tredici milioni di persone di imbarcarono per raggiungere le Americhe. Negli anni 1950-1960 partirono, poi, molti altri milioni di emigranti italiani, diretti verso i paesi più industrializzati del centro-nord-Europa: Belgio, Francia, Germania, Svizzera. Gli emigranti partirono da quasi tutto il territorio nazionale, ma in particolare dalle campagne del meridione, del Veneto, del Friuli e delle zone di montagna più povere. Molti emigrati sono rimasti nel paese di arrivo e hanno poi acquisito la cittadinanza estera. Gli stranieri presenti in Italia sono attualmente quasi tre milioni e risiedono in prevalenza nelle regioni settentrionali. La loro provenienza è estremamente varia, la loro crescita sta lentamente portando alla formazione di una società multietnica, composta cioè da persone di cultura e tradizioni diverse tra loro. Queste comunità sono dotate di proprie organizzazioni culturali, di strutture commerciali e religiose. Spesso riescono ad avviare ristoranti e negozi con prodotti tipici dei propri paesi, nonché propri luoghi di culto. In molte nazioni europee gli immigrati hanno accesso all’istruzione e ai servizi sanitari pubblici. La maggior parte degli immigrati continua a svolgere lavori umili e ha difficoltà a reperire alloggi adeguati, soprattutto, in Italia, dove stiamo vivendo una drastica crisi generale. Spesso si sente parlare di episodi di intolleranza e di razzismo. Il numero crescente di immigrati ha favorito il diffondersi tra molti cittadini europei della xenofobia, la “paura dello straniero”. Questa paura è legata alla difficoltà di confrontarsi con culture diverse e più in generale dal timore del venir meno il proprio benessere economico e la propria sicurezza. Da un punto di vista culturale le scuole hanno un forte incremento di alunni, grazie agli stranieri e ne è apprezzato il loro contributo attivando gli aiuti necessari, dando la possibilità di seguire un programma facilitato con alcune ore di lezione dedicate allo studio della lingua italiana, partendo da un livello zero. Molti di questi ragazzi frequentano solo la scuola dell’obbligo, altri si indirizzano ad istituti professionali, per poter ottenere un diploma e accedere, così, al mondo del lavoro, in particolare scelgono indirizzi turistici, alberghieri, della comunicazione e del commercio, al fine di integrarsi nella nuova terra.
Tiziana Mazzaglia, Il fenomeno degli immigrati da gestire e tutelare, in notizie flash «SocialNews», 29/08/2013.