Il gatto protagonista di una mostra
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Verona dal 1 al 29 novembre dedica una mostra ai gatti.
La raffigurazione del gatto ha origini molto antiche e molti popoli lo veneravano come un dio, in particolare gli Egizi. Si tratta di un essere che ha del misterioso e dell’attraente, capace di essere amico, complice e compagno fedele dell’uomo, ma sa mantenere la sua autonomia e anzi, la difende con le unghie. Nessuno riesce a coccolare un gatto che non abbia voglia di ricevere carezze, il comando della situazione spetta sempre a lui. Nel corso dei secoli la sua fama non tramonta e a lui è stata anche dedicata una mostra, dal titolo ‘Il Gatto e l’Uomo’, che si tiene a Verona da giorno 1 al 29 novembre 2015, a Palazzo della Gran Guardia. Un percorso articolato in ben venti sezioni con dipinti, foto, stampe antiche, monili, gioielli. Il gatto nero, qui diviene protagonista, perché è per eccellenza il più amato e il più odiato, a cui si legano anche poesie, fiabe, storie narrate e film.
Per rendere onore al mondo felino, oltre al dare la notizia della mostra, allego alcune poesie a lui dedicate:
Donna e Gatta
Ella giocava con la sua gatta,
ed era meraviglia vedere
la bianca mano e la zampetta bianca
trastullarsi nell’ombra della sera.
Nascondeva –la scellerata-
sotto quei mezzi guanti di fil nero
le assassine unghie d’agata
taglienti e chiare come un rasoio.
Anche l’altra faceva la santina,
ritraendo gli artigli acuminati,
ma il diavolo non ci perdeva niente …
E nel salottino ove sonoro
tintinnava il suo aereo riso,
brillavan quattro puntini fosforescenti.
Paul Verlaine
Il gatto
Mio gatto, gatto bello, vieni qui sul mio cuore
d’amante –gli artigli trattieni
e lascia ch’io m’immerga dentro le tue pupille
dove il metallo all’agata si mischia.
Quando a te senza fine lisciano le mie dita
la testa e l’elastica schiena
e la mano si sfibra di piacere palpando
il tuo elettrico corpo
con la mente rivedo la mia donna. Il suo sguardo
simile al tuo animale delizioso,
freddo e profondo è un dardo che ferisce e affonda
ondeggiando sulle sue membra brune.
Charles Baudelaire
La Gatta
La tua gattina è diventata magra.
Altro male non è il suo che d’amore:
male che alle tue cure la consacra.
Non provi un’accorta tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
Sotto alla tua carezza?
Ai miei occhi è perfetta
Come te questa tua selvaggia gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempre cercavi,
che senza pace qua e là t’aggiravi,
che tutti dicevano: «È pazza».
È come te ragazza.
Umberto Saba
Loubert
Loubert era il gatto. Un bel gatto di grondaia, molto dolce. Loubret era mio amico. (…) La gente si sganasciava dalle risate a sentire che il mio gatto si chiamava Loubert e quando passavo per la strada tutti in gruppo gridavano: «Abbasso Loubert!». Mio padre aveva un bello spiegarmi che era perché il presidente della Repubblica si chiamava come il mio gatto, io li detestavo lo stesso, avrei voluto gettarli come Cocardas e Passepoil in tutte le fosse di Caylus … Un giorno Loubet scomparve: ne aveva certo abbastanza di essere insultato oppure, non osavo nemmeno pensarci, forse l’avevano ucciso. E così avremmo un altro gatto. Mio padre lo chiamò Sigurd era molto bello, molto buffo e tutto grigio. Mi piacque subito, ma senza dimenticare Loubert. Del resto, per la strada, si parlava sempre di lui …
Jacques Prevért
Il gatto
Occhi dolci e lucenti,
lunghi baffi,
tenero pelo:
il gatto.
Tenero amico da coccolare,
sempre pronto ad ascoltare.
Tiziana Mazzaglia