‘Il veleno di Auschwitz: restare umani di fronte al male’

‘Il veleno di Auschwitz: restare umani di fronte al male’

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

IL VELENO DI AUSCHWITZ: RESTARE UMANI DI FRONTE AL MALE: Presiede: Bruno Bersani, presidente del Comitato In treno per la Memoria. Introduce: Danilo Margaritella, segretario Generale UIL Milano Lombardia. Saluti della sindaco Monica Chittò e dell’assessora alla Cultura Rita Innocenti Interventi: Frediano Sessi, Università di Mantova, con ‘Auschwitz oggi’. Liliana Picciotto, CDEC Milano, con ‘Memoria della salvezza degli ebrei d’Italia’ (assente giustificata). Raffaele Mantegazza, Università Bicocca Milano, con ‘Le astuzie del cuore: essere giusti oggi’.  Il convegno, parte del progetto “In treno per la Memoria”, è a cura di CGIL Lombardia, CISL Lombardia, UIL Milano e Lombardia.

downloadSi è svolto oggi un convegno in occasione della giornata della memoria, celebrata ogni 27 gennaio. Il comune di Sesto San Giovanni ne è stato lo scenario oggi, come ieri, perché negli anni tra il 1943 e 1944, qui gli operai si erano opposti ai fascisti. L’obiettivo principale che si sono posti gli organizzatori e i relatori è stato quindi quello di percorrere un viaggio dentro la storia e sapere per non ripetere. Molti sono stati gli insegnamenti rivolti ai ragazzi presenti, provenienti da Istituti di istruzione secondaria diversi, come ad esempio l’ITCT A. Bordoni di Pavia. Serve ricostruire l’identità storica per trarne insegnamenti, perché la democrazia ha bisogno di continuare a raccontare e può farlo solo attraverso la cultura. Bisogna imparare a vivere senza negare agli altri gli stessi diritti che si vorrebbero per se stessi. Questo tema è stato ampliamente trattato dal prof. Raffaele Mantegazza, che insegna Pedagogia interculturale presso l’Università Bicocca di Milano. Il suo intervento è stato interattivo con i ragazzi: ricco di metafore, similitudini, canzoni e filosofia. Esplicito è stato l’esempio di una mensola fissata al muro, ma leggermente in pendenza e quindi se uno qualunque appoggia una biglia su quella mensola e la lascia scivolare verso la sua distruzione ne è il responsabile. Quello che succede è sempre il risultato di una rete di azioni e tutti dobbiamo chiederci se quello che decidiamo di fare, al di là che sia permesso o meno, porta a realizzare del bene e se poi qualcuno dovesse farlo a noi, cosa succederebbe? se tutti dovessero farlo quali sarebbero le conseguenze? In questo discorso di carattere universale non sono mancati i riferimenti a Kant. Il professore è riuscito a stimolare l’attenzione dei ragazzi attraverso oggetti significativi, estratti, come un giocoliere, non da un cilindro, ma da una sacca di tela e paragonati a quanto chi va ad Auschwitz deve portare a casa: ad esempio, uno specchio, cioè quel vetro in cui si riflette la nostra immagine, il nostro doppio, il mezzo con cui possiamo guardare noi stessi e riflettere, come il protagonista di “Uno nessuno e centomila” di Luigi Pirandello, che persa la sua identità la ritrova specchiandosi. In questo modo, anche noi possiamo, ogni giorno, riflettere su chi siamo e su ciò che le nostre azioni e le nostre scelte dicono di noi. Tra gli episodi storici citati dal prof. Mantegazza è stato significativo come in epoca fascista i professori universitari siano stati chiamati ad insegnare secondo principi strettamente inerenti al fascismo e su milleduecento docenti, solo dodici, di questi hanno rifiutato di non insegnare la verità e di farsi plagiare. Il prezzo da pagare con il loro ‘no’ non è stata la morte, non è stata la deportazione nei campi di concentramento, ma il licenziamento e il dover fare i conti con una vita disagiata economicamente, ma il loro ‘sì’ è costato il prezzo di uno sterminio di massa. Il prof. Frediano Sessi, scrittore saggista e traduttore italiano, con il suo intervento ha invitato a ragionare sul rapporto tra vittime e carnefice ed in particolare a chi ha cercato di salvare la propria vita a discapito di altri, come ad esempio i Sonderkommando. Ancora, ha illustrato il meccanismo di quella macchina complessa che è stata la fabbrica della morte, ovvero il campo di sterminio. Auschwitz, inizialmente, era sorto come centro di rieducazione per prigionieri polacchi, e questo nel 1940, un anno dopo, nel 1941 è diventato anche un centro di sfruttamento per prigionieri russi. Cosa era successo nel dettaglio? Il campo di rieducazione si era rivelato una fonte di grande spesa economica, quindi è stato ritenuto utile fare lavorare i detenuti, sfruttandoli. Molti di loro erano usati come cavie per sperimentare nuove cure: si iniettavano virus, per poi trovare la cura adatta; si praticavano anche sterilizzazioni sia su uomini sia su donne. Quando uno di questi lavoratori moriva veniva incenerito e i familiari potevano scegliere se pagare per ricevere a casa l’urna con le ceneri, che era fornita anche in diversi modelli, da più al meno economico. Le persone che sono passate da Auschwitz ammontano a circa un milione e trecento, si tratta di un luogo costruito secondo un progetto architettonico e ideologico spaventosamente enorme. Dalla torre di guardia, punto in cui salivano solo gli S.S., è possibile avere una visione completa dell’infinità del male concreto e astratto, nascosto nelle menti di chi ha permesso tutto questo. Dal 1940 al 1944, fine dicembre, inizio gennaio, la logica dei campi si è basata su: punizione, afflizione, rieducazione e uccisione di chi non era ritenuto idoneo alla rieducazione. Lo sterminio ha inizio all’aria aperta con le pallottole, ma il delirio di voler uccidere prende la mano e si finisce con il voler uccidere sempre più persone, in minor tempo e nascono così le camere a gas, in cui veniva iniettato monossido di carbonio. La costruzione delle camere a gas è avvenuta razionalmente e l’efficienza è stata il fine e non il mezzo. Inizialmente, si erano scontrati con alcuni problemi tecnici. Folle di persone, tra cui uomini, donne e bambini, dovevano essere portati dentro quest’enorme camera, fatti spogliare, per agevolare la reazione con il calore del corpo e fatti bagnare, sempre al fine di creare al meglio la reazione chimica. La tattica era stata quella di dire a queste persone di andare a fare la doccia e di ricordare dove avevano riposto i loro abiti e le loro scarpe, per poterli recuperare al ritorno. Un ritorno che non è mai avvenuto. Una volta all’interno della camera a gas la morte non era immediata e questi tentavano la fuga verso la porta, così al termine dell’operazione, risultava impossibile aprire la porta verso l’interno, perché vi erano i cadaveri ammassati, quindi sono state montate porte con aperture verso l’esterno e qui entravano in campo i Sonderkommando che avevano il compito di raccogliere i corpi e di portarli verso l’inceneritore. Altro problema era stato il dover purificare l’aria con un estrattore d’aria, in modo da non insospettire nessuno. Le fonti scritte ritrovare consistono anche in verbali redatti da tecnici, in cui erano state riportate parole esplicite come: “il collaudo con dentro gli ebrei è riuscito: sono usciti tutti morti”. Tutto questo è stato il frutto di una male radicale prodotto da un’ideologia, non dà una mano. Per questo bisogna sapere per non ripetere. Il male, come ha detto ancora il prof. Mantegazza, può avere un suo aspetto accattivante, ma se fosse fatto al suo carnefice stesso, se chi crea l’ideologia nel diviene il suo carnefice, allora comprende che è male. Questo concetto lo spiega bene Dante, nella Divina Commedia al Canto XXVII dell’Inferno, in cui incontra Guido da Montefeltro e cita la metafora del bue d’oro di Sicilia, in cui il tiranno ideatore di una fabbrica di morte ne diviene da carnefice a vittima.

Non sono mancate citazioni di libri di lettura utili a riflettere e a conoscere il male assoluto e l’antisemitismo, come: “Se questo è un uomo” di Primo Levi e “Auschwitz spiegato a mia figlia” di Annette Wieviorka.

Il convegno si è concluso con esito positivo, perché i ragazzi hanno seguito con attenzione e coinvolgimento e molti di loro avranno la fortuna di continuare il percorso didattico, che si concluderà con il viaggio ad Auschwitz. In riferimento a questo viaggio, il consiglio che è stato dato è stato quello di puntare l’attenzione sui nomi cercando di ricostruire l’identità di quelle persone.

Per informazioni: http://www.intrenoperlamemoria.it/home_6.htm

 

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