ImpiASTRI di Mavì e Micaela
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Una mostra di opere in ceramica.
ImpiASTRI è il titolo di una mostra tenutasi a Pavia, presso la libreria Cardano, nella via da cui ha preso il nome. Le artiste sono due sorelle, che con le loro mani hanno creato opere uniche e originali destinate ad arredare interni di abitazioni o studi o negozi. Ispirate ai segni zodiacali e a legende mitologiche, ma anche alla propria ispirazione, come le lampade da appoggiare sui mobili. Oggetti capace di far evadere la mente in altri spazi, colori brillanti che sprigionano energia, come la testa con il volto scuro dalle avversità della vita, ma con dentro un’esplosione di stelle. Si tratta di oggetti artistici che sarebbero piaciuti ai Futuristi, perché sprigionano allegria e sono stridenti di buon umore. Proprio quello che serve in un periodo di crisi in cui difficilmente si ritrova il sorriso. Loro che avevano progettato le stanze per i bambini caratterizzate da colori brillanti e vivaci, in modo da poterli fare crescere allegri e ottimisti, avrebbero apprezzato l’arte di Mavì e Micaela, che seguendo una strada astrale, ripercorrono tutti i segni zodiacali reinterpretandoli con allegria, per donare allegria attraverso le loro opere. Gli oggetti artistici appaiono come creati dalla stessa mano ed è difficile capire, a prima vista ,chi delle due ne è l’autrice. Molto originale è anche la zingara con inserti di seta per riprodurre lo scialle e poi inserti in rame per creare canne da pesca a soggetti riprodotti, che sembrano voler uscire dalla loro opera per entrare nella nostra quotidianità e aiutare l’osservatore a sognare anche nei momenti più difficili, perché come sosteneva Shakespeare, in “Sogno di una notte di mezza estate”: «noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni». Questa mostra di pone agli inizi dell’anno, nel primo mese dell’anno, Gennaio, da sempre raffigurato con due gemelli che si voltano le spalle e guardano uno al passato e uno al futuro: quindi, si può dire che l’allegria di queste opere ci spinge a guardare con sorriso passato e futuro e a sorridere in questo nostro presente, perché la nostra felicità è scritta nelle stelle, oggetto centrale di tutte le opere.
Carrà, artista del Futurismo, in “La pittura dei suoni, rumori e odori”, datato 11 agosto 1913, sosteneva che: «Dal punto di vista della forma: vi sono suoni, rumori e odori concavi e convessi, triangolari, elissoidali, oblunghi, conici, sferici, spiralici, ecc. Dal punto di vista del colore: vi sono suoni, rumori e odori, gialli, rossi, verdi, turchini, azzurri e violetti». E dice ancora: «Noi futuristi affermiamo dunque che portando nella pittura l’elemento suono, l’elemento rumore e l’elemento odore tracciamo nuove strade». Per quanto riguarda la scelta dei colori richiama alla memoria quelli adoperati dai futuristi e teorizzati da Carrà, sempre nello stesso manifesto citato prima: «1. I rossi, rooooossssssi roooooossssissssiimi che griiiiiiidano; i gialli non mai abbastanza scoppiati; i gialloni-polenta; i gialli-zafferano; i gialliottoni. (…) 3. Tutti i colori della velocità, della gioia, della baldoria, del carnevale più fantastico, dei fuochi di artifizio, dei caffè-chantants e dei music-halls, e tutti i colori in movimento sentiti nel tempo e nello spazio. (…) 5. L’urlo di tutti gli angoli acuti (…) 6. Le linee oblique che cadono sull’animo dell’osservatore come tante saette dal cielo, e le linee di profondità. (…) 8. La prospettiva ottenuta non come oggettivismo di distanza, ma come compenetrazione soggettiva di forme velate o dure, morbide o taglienti. 9 (…) Quando si parla di architettura si pensa a qualche cosa di statico. Cioè di falso. Noi pensiamo invece a un’architettura simile all’architettura dinamica musicale resa dal musicista futurista Pratella. Architettura in movimento delle nuvole, dei fumi nel vento, e delle costruzioni metalliche quando sono sentite in uno stato d’animo violento e caotico. (…)».