Intervista a Fausto Pellegrin: il libraio di ieri e di oggi e i viaggi intrapresi tra le righe delle pagine dei libri!
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Una libreria come macchina per viaggiare nel tempo. Compenetrazione di libri e non solo in quel del Cardano a Pavia.
Pavia, l’ex capitale dei Longobardi, città ricca di architettura del passato: strade di sassi, assi stradali originali del periodo romano, con cardo e decumano, chiese romaniche e torri ci offre anche una libreria, in cui anche senza varcare la soglia dell’entrata, con le sue sole vetrine riesce a far vivere in tempi diversi. Una libreria paragonabile ad una macchina del tempo, capace di catturare la tua attenzione per libri o oggetti d’arte esposti in vetrina. E poi, mentre sei assorto a guardarli ti sorprendi in una compenetrazioni di piani e tu stesso in piedi sui ciottoli romani sei inglobato in quella vetrina, risucchiato dentro una pagina del libro, come fossi stampato dall’editore, oppure quel gioiello esposto ti cinge il collo della tua immagine riflessa. Giochi di specchi, vetri e luce, premonitori dei giochi di parole dei libri che potresti acquistare e leggere per partire verso mete immaginabili, proprio come sostiene Mino Milani:
«Ci sono dei ragazzi ai quali piovono monete d’oro sulla testa; e io credo d’essere stato uno di quelli: ho avuto una bella fortuna, a crescere in una casa piena di libri. Le monete di cui parlo, infatti, sono quelle che cadono dalle pagine dei libri. Non servono a comprar roba, non fanno aumentare il reddito, e neanche fanno diventare intelligenti: ma ti procurano emozioni e commozioni destinate a durare tutta la vita; e se le metti a frutto impari a sognare ed apprezzare la solitudine con un libro in mano; e con quelle monete puoi partire per i più grandi viaggi immaginabili, per il paese, il tempo e l’avventura che vuoi. Con il treno, la nave, l’aereo e la valigia avrai un bel girare il mondo: non troverai mai luoghi e personaggi come quelli incontrati nei libri. Mai fanciulle più affascinanti, o donne più sagge o più perfide; mai uomini più intrepidi o più vili, o più buoni o cattivi, o simpatici o detestabili, mai più disposti a far del bene o a far del male. Gira pure il mondo come vuoi, non troverai mai tanti modelli da imitare quanti te ne offrono i libri. Per te, di pagina in pagina, uomini, storie, situazioni, paure, gioie, problemi: tu, unico giudice, in beata solitudine soffri, ti spaventi, piangi, gioisci, dai sentenze: di qualche personaggio, se credi, puoi fare il tuo modello, o il tuo anti-modello, o il tuo compagno di strada per un anno, per dieci anni, o per tutta la vita. Non sei ricco, così?»
Mino Milano, Invito alla lettura a Ivanhoe di Walter Scott, Mursia 1991, pg. 5.
Da piccola ho avuto la stessa fortuna di nascere in una casa colma di libri. Erano in ogni stanza, ma ancor di più nello studio di mio padre. La mia infanzia l’ho vissuta con lui, nel suo studio. Non ho frequentato l’asilo nido, ma l’asilo Ido, diminutivo del nome di mio padre, Placido. Crescendo, non vedevo l’ora di imparare a leggere, vedevo lui assorto dalla lettura, i miei fratelli, mia madre e mi chiedevo cosa ci fosse da guardare dentro quei libri, che guardavano per ore. Poi, ho saputo che i libri si potevano leggere e chiedevo di leggermi qualcosa, fin quando non ho imparato a leggerli e a non riuscire a farne a meno.
Gentile Fausto Pellegrin, dopo aver letto le parole di Mino Milano nel suo invito alla lettura. Le chiedo se lei è cresciuto in una casa piena di libri e che rapporto ha avuto con i libri: prima nell’infanzia, poi nell’adolescenza e quindi, dopo fino ad oggi lavorando da libraio?
«In casa da piccolo non avevo libri, l’incontro con il libro è avvenuto dopo e ha subito la sua metamorfosi con il passare del tempo e con l’esperienza lavorativa in libreria: luogo in cui -anche iniziando a spolverare gli scaffali- ho potuto assaporare il libro come “oggetto”. Oggetto, perché grazie a due figure, quali il proprietario della libreria e il direttore, ho imparato a tastare con le mani il libro per tastarne la sua maneggevolezza: se rigido o morbido. Ancora di un libro va apprezzata la qualità della carta, la stampa, il carattere usato, il colore della carta, la rilegatura, l’odore che emana. Un libro, si può dire che deve essere gustato dal lettore, perché si impara a leggerlo e a tenerlo in mano, innamorandosene dei contenuti e della sua estetica, con tutti e cinque i sensi e sviluppandone addirittura un sesto che è l’esaltazione a livello intuitivo, quello che poi, come sostiene Mino Milani, nel branetto che lei ha citato “… procura emozioni e commozioni destinate a durare tutta la vita …”
Questo “gustare” il libro è un traguardo che si conquista strada facendo, come con una pietanza, che va assaporata lentamente e quando inizia a piacere fa aumentare la salivazione. Il lavoro del libraio è un percorso, non si fa semplicemente i commessi, bisogna entrare in libreria e poter sentire un consiglio, come ad esempio “questo libro costa di più, ma qui trova determinati contenuti”. Deve esserci un orientamento. Ecco, io parlo del libro inteso come oggetto –dicevo prima- in quanto nel libro vi è il pensiero di chi lo ha scritto, l’anima.»
Ricordo che da piccola i miei genitori e i miei fratelli mi accompagnavano nelle librerie e tante volte entravo per chiedere un determinato libro, poi il libraio mi proponeva altro e catturava tutta la mia curiosità con poche parole, che mi incuriosivano e mi spingevano a leggere per trovare quel luccichio di cui parlava e che mi aveva abbagliato. Oggi, i libri si comprano spesso online e magariper aver visto una pubblicità, per una copertina accattivante o per un autore che è stato bravo a bombardare di pubblicità. Cosa mi dice a riguardo?
«Sì, è vero, fino a qualche anno fa il mio ruolo era questo: consigliavo i libri da leggere e quelle mie parole valevano più di un bombardamento di pubblicità, come si usa oggi. Indicare un libro era come offrire un buon piatto, che sia un primo, un secondo o un dolce. Le parole di un libraio devo far venire l’acquolina in bocca. Vedevo gli occhi luccicare e quasi un filo di bava alla bocca, dalla voglia di assaporare quelle pagine. Questo però era possibile con la narrativa di una volta. I libri contemporanei sono poveri di quei tesori in cui si poteva leggere l’aspetto psicologico del personaggio: la descrizione accurata della psiche, dell’umanità, oggi delude nella narrativa contemporanea.»
Quali sono i viaggi intrapresi con la lettura, che ricorda con più entusiasmo e che hanno segnato il suo animo?
«Sicuramente “Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, poi i libri di Joseph Roth, come “La cripta dei cappuccini” e “Le città bianche”, ancora, “Il manoscritto ritrovato a Saragozza” di Jan Potocki e poi il genere giallo in particolare.»
La sua libreria va controcorrente, sconvolge i canoni di un’attuale libreria, per questo ho affermato prima che permette di essere trasportati in altre dimensioni e di viaggiare nel tempo. Lei non ha solo libri, ma anche gioielli, quadri, oggetti d’arredo artistici, strumenti musicali. Qualcuno potrebbe parlare di disordine, ma i libri posti in questo modo sembrano vivere dentro gli scaffali in una sorta di danza tra gli spazi.
«So benissimo che la mia libreria è diversa dalle altre, io frequento altre librerie, vado anche in altre città, entro in enormi librerie che hanno una vastità di libri impressionante. Qui, io sono in un ambiente con il soffitto ligneo e il legno ha una preziosa particolarità che è quella di scaldare. Così, chi entra trova un ambiente caldo. Gli oggetti d’arte, sono più o meno quelli che a me piacciono e che porto qui, un po’ come fosse casa mia. Riverso qua ogni mia passione e ogni oggetto che sia capace di comunicare emozioni.»
Come è cambiato il ruolo del libraio da ieri ad oggi?
«Ecco, questa è una domanda più a livello tecnico, come dicevo prima, oggi ci sono le grandi librerie e le librerie online. Personalmente, nella mia libreria, come vede non ho solo libri, ma anche oggetti d’arte. Qui lo spazio e il tempo sono articolati anche con eventi e momenti musicali, organizzati da due miei collaboratori, Igor Poletti e Anna Cattivelli. A loro spetta la scelta dei musicisti. Solitamente si tratta di musica Jazz, ma abbiamo ospitato, e ospiteremo ancora a settembre un trio canore, composto da tre razze, le “Ledies in tune”.»
La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e le lascio una mia poesia che ho dedicato ai libri, pensando a quelli di mio padre, che poi sono stati i primi avuti tra le mani:
Libri
Scrigni di carta
Impregnati d’inchiostro
Ingialliti, disfatti
Limati dalle dita
Segni di ricordi
Parole evidenziate
Nottate di fatica
Profumo di una vita!
Tiziana Mazzaglia, scritta nel 2012, pubblicata in “Petali di parole”.