La grandezza di un regista: Orson Welles a Milano
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Tredici film di Orson Welles in una rassegna a Milano.
Allo Spazio Oberdan di Milano, fino dal 23 gennaio p.v. saranno proposti film del regista, attore, scenografo e produttore, Orson Welles (1915-1985). Molte sono le motivazioni della sua fama e bravura, nei suoi film tutto parla, anche le singole immagini. Ci sono dei registi che credono nella realtà e altri nell’immagine messa in scena, Orson era uno di questi. Nei suoi film la ricerca delle angolazioni si riduce in una scelta tecnica e stilistica. I punti in comune tra realtà cinematografica e immagine si possono riassumere in verosimiglianza dello spazio e in intenzioni della macchina da presa. Nel film “Quarto potere” (1941), ad esempio, si ha la struttura dell’inquadratura composta da un primo piano della madre posta difronte alla macchina da presa, alle sue spalle l’istruttore, poi il padre e infine il bambino, inquadrato da lontano, visto attraverso la finestra, mentre è fuori e gioca con una slitta. L’inquadratura qui è condizionata da una gerarchia di potere che è data dalla dinamica della trama: la madre decide il destino del bambino che è al di fuori di quanto accade e lo riguarda. Altro elemento importante per capire la valenza di un’immagine all’interno del film è la scritta “rosa bella”. Verso la fine del film, quando ormai il ragazzo, Kent, è morto e si svolge un’inchiesta su di lui, un inquirente chiede il significato di “rosa bella”, l’ultima parola pronunciata sul punto di morte. A questo punto è proposta un’immagine del passato, un flashback che ripropone la visione della slitta mentre brucia ed è ancora visibile la scritta “rosa bella”. Lo spettatore, quindi legge sull’immagine la risposta alla domanda dell’inquisitore. L’immagine è resa essenziale per comprendere ed è risolutiva. Nel film ci sono riprese chiave in cui si legge la trama del racconto. Ad esempio l’inquadratura di un puzzle che indica una situazione da chiarire con lo scorrere del tempo mentre due personaggi, che sono i genitori del bambino, ripresi da lontano l’uno all’altro urlano per dialogare e malgrado questo non si sentono. Una scena emblematica per rendere l’immagine di un rapporto in crisi. Nei film di Orson Welles l’immagine è più dell’immagine stessa che rappresenta e diviene protagonista del racconto, in quanto esprime molto più dei personaggi. Altri film noti, proiettati a Milano in questi giorni sono “Lo straniero” e “Macbeth”. Non mancano due film in cui Orson Welles è stato non il regista ma l’attore protagonista: “Cagliostro” e “Jane Eyre”.