La ricostruzione futurista dell’Universo: Balla in mostra vicino Parma

La ricostruzione futurista dell’Universo: Balla in mostra vicino Parma

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

 

Il nostro presente era il futuro degli artisti come Balla in mostra a Traversetolo, Parma.

sintesi_futurista_della_guerra[1]Dal 12 settembre p.v. fino al giorno 8 dicembre sarà allestita una mostra dedicata a Giacomo Balla, presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, in provincia di Parma. I curatori sono Elena Gigli e Stefano Roffi ed hanno creato un percorso capace di offrire collezioni pubbliche e private con alcune opere provenienti dai principali musei italiani, come: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria d’arte Moderna di Torino, gli Uffizi. Dipinti, sculture, disegni, pastelli ed infine anche documenti originali, tra cui fotografie d’epoca, cataloghi, manifesti provenienti dell’Archivio Gigli. I riflettori sono puntati sul Manifesto della “Ricostruzione Futurista dell’Universo” datato 11 marzo 1915, che come sosteneva  Enrico Crispolti che ne ha curato un’edizione «firmato da Balla e Depero, con chiarezza programmatica rompe definitivamente le pertinenze settoriali del rinnovamento futurista, come enunciate nei numerosi manifesti precedenti (relativi naturalmente non soltanto alle arti visive), indicando la raggiunta piena consapevolezza di un’implicazione molteplice di compresenti livelli comunicativi, in vista di un’estensione illimitata dell’intervento innovativo futurista, nel denominatore costante di una fonte, ottimistica, sollecitazione ludico-inventiva». Dal manifesto: «Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imprevedibile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci plastici della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto». Secondo lo studioso Maria Drudi Gambillo, nel 1959 «Una delle caratteristiche che distinguono nettamente il Futurismo dal Cubismo, e che per alcuni critici vale come motivo di condanna o limitazione per il movimento italiano è l’urgenza così sentita dai futuristi di andare oltre il ristretto campo tradizionale delle arti figurative, per creare un universo totalmente nuovo. Di qui la grande attività teorica e pubblicitaria del gruppo, di qui l’interesse per tutte le attività che in qualche modo potessero connettersi con le arti figurative, come scenografia, moda, fotografia, cinematografia, tipografia e disegno industriale. La lotta contro il vecchiume, contro il passatismo investiva tutti i campi, e fu condotta non tanto da Boccioni, che rappresenta piuttosto la crisi di un mondo nello sforzo di rinnovarsi, portando quindi con sé tutto il peso e le contraddizioni di un passato non risolto, quanto soprattutto da un Balla, che, dopo aver raggiunto una piena maturità come artista figurativo, affrontava la muova avventura con assoluta libertà.» (Cfr.: M. Drudi Gambillo, Occasioni critiche. Dai macchiaioli all’Informale, Fiorentino, Napoli 1975).

Ma chi è Giacomo Balla? nato a Torino nel 1971 e moto a Roma nel 1958, inizialmente aveva lavorato in un’officina tipografica lasciando l’Accademia Albertina. La sua passione per l’arte lo aveva spinto a frequentare studi serali di disegno. Nel 1895 si era trasferito a Roma dove si era affermato come ritrattista. Nel 1900 aveva iniziato a frequentare Parigi e nel 1910 Milano, dove aveva firmato i primi manifesti futuristi. Nel 1936 aveva partecipato ad una mostra a New York: la “Cubism and Abstract Art”. Noto a tutti per le sue opere come artista Futurista in cui domina il movimento, la brillantezza del colore e la dinamicità delle forme.

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