Le storie di vita sono storie d’amore
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Intervista al dott. Roberto Cavaliere, psicoterapeuta.
Ogni storia di vita è strettamente dipendente dalla sfera affettiva. Parlare di affettività affascina tutti, poco sovente, però, se ne sente parlare evidenziando i rischi connessi a ciò che vive il nostro cuore, nella sua dimensione affettiva. Nella mia esperienza di insegnante, in Istituti di Istruzione secondaria di secondo grado, con alunni adolescenti, ho potuto constatare l’irrompente bisogno di vivere una dimensione affettiva e le drastiche conseguenze della mentalità “usa e getta” dettata dalla nostra società consumistica. Tempo fa, su facebook ho letto un link in cui compariva una scritta: “i miei nonni sono stati insieme tutta la vita, perché sono vissuti in un periodo in cui le cose vecchie non si gettavano e si riparavano”. In merito a queste tematiche ho intervistato il Dott. Roberto Cavaliere, psicoterapeuta, laureato in Psicologia, presso L’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, laureato in Filosofia, presso l’Università degli studi di Napoli, “Federico II”. Specialista in Psicologia Redazionale e Familiare, presso I.S.P.R.E.F. di Napoli.
Come insegnante di lettere ed esperta di teatro, sono sempre stata affascinata dalla figura di Eleonora Duse. Una donna profanata nella sua dimensione affettiva, sia dalle parti da interpretare, come il ruolo di Giulietta, quando ancora non aveva conosciuto i sentimenti amorosi; sia dal rapporto con il vate Gabriele D’Annunzio, in riferimento al romanzo “Il Fuoco”. Un’opera in cui l’autore, sotto le vesti del protagonista, dialoga spesso con un personaggio femminile, la Foscarina, che nella realtà è Eleonora Duse. Si legge, tra queste righe, la sofferenza di una donna usata come strumento d’ispirazione per lo scrittore. Questa situazione è riproposta, ancora, oggi?
Il dott. Cavaliere ha esordito citando una celebre frase di Eleonora Duse “Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato”. In queste parole è celato l’importante concetto della dipendenza affettiva -spiega- di questo ne soffrono maggiormente le donne, dai trent’anni di età. La donna è sempre stata educata ad essere moglie e madre, nonostante l’evoluzione, questo è un aspetto che permane. La donna combatte per il suo amore, mentre l’uomo combatte per il suo lavoro. Un’affermazione che sfocia in lotta e conflitto. Il prendersi cura del marito richiama il concetto di maternità. La derivazione socioculturale di amore affettivo diventa quasi un’ipoteca, con cui nasce una donna ed è difficile abituarla alla reciprocità. Prendersi cura di un uomo viene meno con l’affermarsi del lavoro. Da piccoli impariamo non solo a leggere e a scrivere, impariamo soprattutto ad amare. I copioni dell’infanzia sono un modello di relazione tra madre e padre, come nella matematica, due più due dà la somma di quattro. Se una bambina vede la propria madre tradita, accetterà questa stessa condizione nel suo rapporto con un uomo. Se vedrà violenza accetterà le stesse violenze. Si può parlare di “architettura” affettiva, che pone le fondamenta, la struttura di quello che sarà un individuo da adulto e difficilmente si potrà distruggere. Come sosteneva Sigmund Freud “il bambino è il padre dell’uomo”. Non è, però, un’ipoteca pesante, a volte ci sono, anche eventi ambientali che possono consolidare i pilastri di partenza. L’adolescenza può modificare il copione infantile, ci possono essere sorte di coazione a ripetere. L’ambiente ha anche elementi d’imprevedibilità. Quando, però, non si riesce ad uscire da una scelta, ad esempio di un partner sbagliato e si ripete questa esperienza, allora, si tratta di una proprio scelta. Infatti, al di là dei copioni infantili ci sono una serie di disturbi di personalità, come ad esempio, il bipolare e il borderline, che causano la necessità di creare un rapporto instabile come lo è il proprio umore. Il dott. Cavaliere cita, in merito a questo contesto, due seminari di studi, da Lui proposti, di cui si possono avere informazioni nel sito www.maldamore.it: “Amore o umore” e “Triandolo dell’amore. Impegno-intimità-passione”.
Un altro aspetto molto frequente oggi, riguarda l’elevato numero di persone single. Come mai si verificano questi casi?
Il dott. Cavaliere ha risposto illustrando due tipologie di single. Si può avere un caso di singletudine come scelta esistenziale e ci si domanda fino a che punto è veramente una scelta voluta o dovuta all’incapacità di rinunciare ad una parte di sé. In una società egoistica, non si rientra più nel concetto di andare incontro all’altro, in una ricerca di equilibrio continuo, con una costante messa in gioco, in cui c’è da perdere qualcosa per andare incontro all’altro. Lo stare in coppia comporta sacrifici ed è paragonabile ad un lavoro. Poi, ci sono, anche, i single che sono rimasti soli a causa di eventi della vita, in cui si ha una solitudine interiore.
Qualche anno fa, ho letto il libro “I cinque linguaggi dell’amore”, di Gary Chapman, edito dalla Elledici, in cui si parla di “contenitori affettivi” che vanno comati reciprocamente, per non incorrere ad uno svuotamento. Cosa ci può dire a tal riguardo?
La risposta a questa domanda è stata una metafora: “non ha senso una bottiglia senza acqua, un recipiente senza liquido”. L’immagine della bottiglia rende molto chiaro il concetto del dare finalizzato al ricevere, non si può continuare a dare senza ricevere nulla. Così, non si può parlare di amore se non è presente e non è vissuto da entrambi le parti.
Oggi, siamo sempre più angosciati da casi di femminicidio, come ci spiega questi avvenimenti?
Come risposta a questo quesito, il dottore ci ha illustrato la patologia della dipendenza maschile che trova sfogo nell’azione. L’uomo ha un’incapacità nell’accettare le separazioni e questo lo porta ad eseguire gestri estremi: “se non puoi essere mia non potrai essere di nessun’altro”.
La nostra società vive molte problematiche affettive, quale dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni scolastiche? Riprendendo la sua frase: “da piccoli non si impara solo a leggere e a scrive, si impara ad amare”. Quale dovrebbe essere il ruolo della scuola in campo affettivo?
I consigli del nostro psicologo, in merito a questo argomento hanno evidenziato una necessità di porre quesiti e risposte agli adolescenti su cos’è l’amore, cos’è una relazione, cos’è un sacrificio. I ragazzi di oggi sono abituati a chattare sui social network, come facebook e se si stancano di una relazione cancellano quella persona dai contatti e vanno avanti a cercarne un’altra. Bauman parlava del “riparare una relazione”, concetto ormai rifiutato dalla nostra società consumistica. Gli adolescenti parlano con la corporeità non danno molto spazio ai sentimenti. La scuola ha un ruolo molto importante in questo campo, ma si da per scontato che tutti sappiano come amare e come stare in coppia. Manca un concetto di disciplina affettiva e dovrebbe essere proposto e sviluppato.
Tiziana Mazzaglia, Le storie di vita sono storie d’amore. Intervista al dott. Roberto Cavaliere, psicoterapeuta, in «SocialNews», 02/11/2013