L’importanza della lettura e i suoi pregi
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
La letteratura è cultura e, quindi, crescita umana e civile, invito alla lettura. Invito alla lettura.
“Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima”.
Marco Tullio Cicerone
Perché leggere un libro? Si tratta di passione, di obbligo o curiosità. Spesso affascina talmente tanto da diventare una dipendenza. Leggere un libro può servire ad acquisire informazioni in un determinato campo, a sentire raccontare qualcosa che ci affascina, che suscita in noi emozioni e commozioni. Spesso troviamo situazioni analoghe alla nostra vita, oppure vite che possiamo soltanto sognare, se non vite che neanche pensiamo esistano, in culture completamente diverse dalle nostre. Leggere un libro può essere un buon metodo per evadere, per rilassarsi dalla quotidianità o addirittura per vivere storie d’amore immedesimandosi nei personaggi o addirittura innamorandosi di qualche protagonista. Un libro ha il privilegio di essere accessibile a tutti e di essere facilmente portato con sé in ogni momento della giornata. Può placare la monotonia, colmare la solitudine, riempire spazi di tempo. Mino Milani scrive in “Riflessioni di un vecchio amico di Ivanhoe”: « (…) puoi partire per i più grandi viaggi immaginabili, per il paese, il tempo e l’avventura che vuoi. Con il treno, la nave, l’aereo e la valigia avrai un bel girare il mondo: non troverai mai luoghi e personaggi come quelli incontrati nei libri. Mai fanciulle più affascinanti, o donne più sagge o più perfide; mai uomini più intrepidi o più vili, o più buoni, o cattivi, o simpatici o detestabili, mai più disposti a far del bene o a far del male. Gira pure il mondo come vuoi, non troverai mai tanti modelli da immaginare quanti te ne offrono i libri. Per te, di pagina in pagina, in beata solitudine, paure, gioie, problemi: tu, unico giudice, in beata solitudine soffri, ti spaventi, piangi, gioisci, dai sentenze: di qualche personaggio, se credi, puoi fare il tuo modello, o il tuo anti-modello, o il tuo compagno di strada per un anno, per dieci, o per tutta la vita.» Leggendo storie di vita si possono trarre insegnamenti. Il famoso romanzo “I Malavoglia” ricco di proverbi. Quei detti antichi, risultato di un determinato processo mentale, di un’epoca, un luogo e uno stile di vita, strettamente legato a esperienze, connessioni, riflessioni indici della cultura di un popolo. Enunciati di contenuti morali, di pratici convincimenti, connotazione caratteristica di una certa ideologia. Ogni storia letta contiene in sé un messaggio, una morale, un insegnamento da aggiungere al proprio bagaglio di vita in una raccolta di tesori, basta pensare all’ etimologia della parola Antologia, “raccolta di fiori”. I testi scritti durante lo sterminio Nazista sono stati, per chi li ha scritti, una terapia e permettono ai posteri di vivere in prima persona i racconti di queste persone, come i testi di Primo Levi, il “Diario” di Anna Franck, che in una prima versione è stato stampato con molte censure, e “Un sacchetto di biglie” di Joseph Joffo. Quando si legge un racconto ci si accosta alla rappresentazione di un evento o più eventi, attraverso l’uso del linguaggio. Un linguaggio storico per definire la trama, la vicenda e un linguaggio discorsivo per entrare nella diatriba della vicenda. Il discorso è il modo di presentare la storia e di intrecciare gli eventi. Ogni racconto comprende una situazione iniziale, una serie di peripezie e un finale. Si entra nel vivo della storia solo superata la parte iniziale, i personaggi assumono dimensione e luce, si colorano delle loro caratteristiche, vivono, agiscono e provano sentimenti ed è qui che possiamo amarli o odiarli, oppure, come diceva Mino Milano diventare loro giudici o loro amici, con cui partire per viaggi inaspettati. Nell’età dell’infanzia, la lettura ha un ruolo educativo fondamentale, da un punto di vista emotivo, linguistico e culturale. La lettura di un libro comunica al bambino una serie di immagini e viene così trasportato nel mondo della fantasia, dove si troverà in compagnia di un adulto, referente in grado di rassicurarlo. Il lessico del bambino sarà sicuramente arricchito e avrà con se’ un adulto pronto a rispondere alla sue domande per ampliare la sua cultura. Inoltre, la morale della storia, fornirà al bambino la trasmissione di valori e ideali da custodire per tutta la vita. Il raccontare è un’esigenza umana, così come il dipingere. Grazie alla scrittura vi è stato il passaggio da preistoria a storia e gli studiosi hanno decifrato i vari periodi assegnando loro dei nomi indicativi, come, Medioevo (età di mezzo), Rinascimento (Rinascita), Illuminismo (età del lume, cioè della ragione). Nel Medioevo, quando, il livello di analfabetismo era alto, vi erano i cantastorie in giro per le piazze delle città, i giullari nei giorni di fiera, fino ad arrivare alle Sacre rappresentazioni, strumento per narrare al popolo storie di Santi o storie legate alla vita e alla passione di Cristo, così come poi prende vita la diffusione della Via Crucis. I racconti erano proposti in giro per le piazze e si sono diffusi anche a livello pittorico, attraverso la raffigurazione per cicli di immagini rappresentanti le scene salienti delle vite dei Santi, in particolare in Italia, per San Francesco d’Assisi. Le notizie stesse, prima di essere pubblicate su giornali, sono state gridate nelle piazze per agevolare il popolo. Nei nostri giorni, invece per agevolare il popolo esistono libri da scaricare su supporti informatici tascabili, si trovano in commercio anche testi letti e registrati per ragazzi dislessici. Ogni periodo storico cerca di agevolare la lettura, elemento indispensabile per l’uomo. [I libri] «Li interrogo e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via. Chiedono solo un unico premio: avere un libero accesso in casa mia, vivere con me quando tanto pochi sono i veri amici», Francesco Petrarca. Nel corso della storia si sono verificati vari episodi di censura di libri, condannati a bruciare al rogo: In Cina nel III secolo a.C., nella Spagna della Reconquista e ancora, in campo religioso in varie epoche. Il popolo ebraico, ritenuto il “popolo del Libro”, ha subito varie esperienze di questo tipo, volte a distruggere la loro cultura. Sempre in campo religioso, si può citare un elenco dei libri vietati, l’ Index Librorum Prohibitorum, istituito nel 1559 e abolito nel 1966 ed esiste tutt’ ora come opera bibliografica ad opera dell’Opus Dei. Ci sono anche stati esempi di censura, dal latino “censeo”, ovvero, divieto di leggere o di pubblicare, attuato dai governi autoritari. Un fatto clamoroso in Italia è stato la censura del periodo fascista che comportava una limitazione della libertà di espressione, in particolare nel campo della stampa. Di recente, lo scorso 20 Agosto 2012, in Birmania è stata abolita la censura sui media, dopo essere rimasta in atto per mezzo secolo, limitando la libertà di espressione e la circolazione delle informazioni reali. In Letteratura, grandi capolavori sono stati oggetto di censura, come, ad esempio, “Il Dottor Zivago” di Boris Pastermak, censurato per via dei contenuti inerenti e contro la rivoluzione socialista; “Il giovane Holden” di J.D. Salinger, censurato, in quanto ritenuto amorale e contrario alle dottrine religiose; “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, testo molto affascinante, la cui trama esalta l’importanza della storia indispensabile alla memoria umana. Era stato censurato negli Stati Uniti omettendo alcune parole.
Tiziana Mazzaglia, La letteratura è cultura e, quindi, crescita umana e civile, invito alla lettura. L’importanza della lettura e i suoi pregi, in «L’informatore delle autonomie locali», 11/04/2013 http://www.linformatore.info/?p=464