Manifestare la nostra umanità: l’Angelus dell’Epifania
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Le parole del Papa in occasione dell’Epifania.
Il giorno che comunemente la folla conosce come festa della befana è la festività della manifestazione del Signore, nelle sembianze di un bambino Re. Dal greco epifàino significa “mi rendo manifesto”, visibile. Il papa ricorda questo episodio sottolineando come la manifestazione sia avvenuta in umiltà: « Guidati dallo Spirito, arrivano a riconoscere che i criteri di Dio sono molto diversi da quelli degli uomini, che Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma si rivolge a noi nell’umiltà del suo amore. I Magi sono così, modelli di conversione alla vera fede, perché hanno creduto più alla bontà di Dio che non nell’apparente splendore del potere ». Un’umiltà di saper riconoscere la grandezza nelle piccole cose per renderle protagoniste della nostra stessa vita. In un brano musicato, cantato e interpretato dal Maestro Nuti, scritto in collaborazione con Paolo Recalcati in cui è tradotta una poesia di Garcίa Lorca, si parla di figure diverse, uomini e donne, personaggi umili della vita comune, che in comune hanno dentro loro stessi “l’acqua del mare”, da cui il titolo “La ballata dell’acqua del mare”, metafora della vita stessa, vissuta in tutte le sue arsure e amarezze ed esaltata in quanto vita. Ancora, durante la messa solenne celebrata a San Pietro lo stesso giorno, il papa ha detto di avere “sempre l’inquietudine di domandarci dove è la stella? Quando in mezzo agli inganni mondani l’abbiamo persa di vista”. La stella è il simbolo di uno stile di vita che conduce alla vera realizzazione dell’uomo cristiano, quel sale che caratterizza l’acqua del mare e che si manifesta nell’umiltà di saper accettare le amarezze nella certezza di un bene supremo.