Omaggio alle donne. Un percorso storico
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Ricorrenza della festa della donna.
Donne con la gonna! Roberto Vecchioni cantava, nel 1992, “Voglio una donna con la gonna… noiosa come una canzone degli intillimani…la voglio come Biancaneve coi sette nani…” Chi erano ieri le donne? Chi sono oggi? Percorrendo un viaggio simbolico nella storia antica incontriamo la donna della preistoria a cui si deve la scoperta dell’agricoltura. Era solita gettare i rifiuti in una fossa e si era accorta che dopo qualche mese da quei rifiuti (semi) rifiorivano i germogli. Incontriamo, poi, la donna della mesopotamia godeva di diritti pari agli uomini. Poteva essere istruita e poteva rivestire ruoli importati all’interno delle amministrazioni. Gli archeologi hanno trovato testi scritti appartenenti alla popolazione Sumera e tra questi vi erano, anche, opere firmate da donne. In Egitto potevano addirittura rivestire il ruolo di sacerdotesse e le mogli dei faraoni godevano anche loro degli stessi privilegi del marito. Le raffigurazioni pittoriche ci mostrano come le donne Egiziane siano state le prime a curare l’estetica e la bellezza, con trucchi e abiti impreziositi da disegni e gioielli. Si ha notizia che esistesse, già, la pratica della ceretta. Nell’antica Grecia le donne Ateniesi si diversificavano da quelle Spartane. Se le prime erano casalinghe, legate al focolare domestico, da accudire; le seconde avevano una vita sociale attiva. A Sparta erano ritenute esseri superiori in quanto potevano generare figli e venivano istruite, perché dovevano essere in grado di trasmettere la cultura ai propri figli. Con il passare dei secoli si ha avuto un arresto di questa mentalità e la donna è stata privata di tutti i suoi diritti. Nell’antica Roma, con l’impero di Augusto, intorno al 27 a.C., si assiste all’emancipazione femminile, che consisteva nel riconoscimento di un ruolo ben preciso all’interno della famiglia, potevano, infatti, ricevere l’eredità e gestirla da sole. Erano ritenute compagne del marito e non sottomesse, ancora, potevano studiare e lavorare. Questo fu molto criticato dagli uomini, in quanto, non le ritenevano capaci di gestire ricchezze economiche. Nel corso della storia si assiste a continui cambiamenti. Basta citare Nora, la protagonista di “Casa di bambola”, di Ibsen, (1978) una donna ridotta a recitare la propria vita in base all’etichetta impressa dal marito, una vita da bambola, da cui fortunatamente, anche se in una situazione drastica riesce a riprendere le redini della propria identità. Ma, chi è questa donna festeggiata ogni 8 Marzo dal 1977, per decisione del General Assembly of the United Nations ? È la donna emancipata o la donna sottomessa? Pochi conoscono il vero significato di questa festa, che in realtà dovrebbe essere un ricordo in memoria di povere anime spente da soprusi. Una tragedia avvenuta in un luogo di lavoro, uno stabilimento in cui donne ebree dell’Europa dell’Est erano chiuse a chiave, per produrre camicie, con turni massacranti senza pause e senza le giuste condizioni di sicurezza. Infatti, a causa di un incendio si ritrovarono in una gabbia di fuoco da cui non riuscirono a scappare e nessuno andò a salvarle. E chi sono le donne oggi? Le più vicine a noi, quelle che vediamo tutti i giorni. Non sono di certo quelle che cantava Vecchioni “biancaneve coi sette nani”. A loro si potrebbe dedicare un altro verso di questa canzone: “quella che va al Briefing, perché lei è del ramo, e viene via dal Meeting stronza come un uomo”. Oggi, le vediamo svegliarsi all’alba raggiungere luoghi di lavoro distanti e ritornare a casa per affrontare il lavoro domestico, collaborano con i mariti al mantenimento della famiglia e spesso, a causa della crisi, si ritrovano anche a mantenere i mariti. Molto di loro devono sacrificare la maternità, perché non possono affrontare spese. Molte sono trascinate in convivenze, che vedono bruciare i loro anni migliori e invecchiano senza poter conosce la gioia di diventare madri. E tra le donne di oggi ci sono anche quelli nati con un sesso che non condividono e lottano per farsi accettare, conoscono la solitudine e il rifiuto e la discriminazione, per la sola colpa di avere un sesso che non sentono di volere. La moda e la televisione investono di continuo la loro psiche e lancia messaggi devastanti, per convincerle a curare in modo esasperato l’aspetto fisico, una facciata divenuta una soglia non più varcata, un ostacolo da cui non emergono le vere qualità. Essere da sempre raffigurato in pittura e scultura, oggetto di bellezza e di desiderio. Ridotta troppe volte a “oggetto” sacrificata agli altari del contesto sociale in cui vive. Ora non ci resta che attendere di vedere come sarà la donna del futuro…
Tiziana Mazzaglia, Dopo i disastri degli uomini, la speranza è nel governo delle donne. Omaggio alle donne. Un percorso storico, in «L’informatore delle autonomie locali», 21/02/2013 http://www.linformatore.info/?p=421