Sapienza di antichi popoli
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
I grandi imperi del nostro passato e il ruolo della cultura.
La zona geografica chiamata Mesopotamia, come dice il nome è una zona situata “nel mezzo” tra corsi d’acqua. In questo caso si tratta di due fiumi, il Tigri e l’Eufrate. La presenza d’acqua è fonte di vita e ricchezza, quindi prosperità e benessere. Si ha la possibilità di irrigare i campi e renderli fertili, ottenendo una ricca produzione agricola. Ne consegue l’avere un’alimentazione completa, quindi benessere, capacità di superare malattie e di portare a termine gravidanze. Tutto questo comporta un alto tasso demografico e una diminuzione della mortalità. La popolazione aumenta apportando più braccia al lavoro. La ricchezza di beni agricoli incrementa anche la vendita, il trasporto e la comunicazione tra i vari popoli. Per far sì che tutto questo fenomeno di cause ed effetti abbia il suo corso, l’elemento essenziale è l’utilizzo di calcoli. La matematica è la vera causa di tutto! Senza l’utilizzo dei numeri non si sarebbe interpretata neanche l’astronomia e quindi i periodi dell’anno, le piene dei fiumi fino ad elaborare i calendari. Si sono costruite dighe, misurati e recintati i campi, dedicando ad ognuno di loro un tipo di agricoltura diversa. Si sono sviluppati il commercio e l’economia. Si quantifica la merce e si calcola anche quale percentuale destinare alla popolazione, quale alle vendite e alla conservazione. Sono stati costruiti appositi silos, in cui la geometria ha avuto il suo ruolo fondamentale nel dare la giusta forma. Nel campo dell’architettura è stata impiegata nella costruzione di abitazioni e dimore, strade e mezzi di trasporto. Adoperata per conoscere le rotte da intraprendere via mare e calcolare i giorni da impiegare, come testimoniano i diari di bordo ritrovati. L’utilizzo della matematica ha avuto il suo ruolo anche nelle strategie di guerra, per disporre gli uomini sul campo di battaglia e calcolare quanti chilometri percorrere e in quanto tempo. Al pari passo con la matematica, vediamo la scrittura. I calcoli non erano e non sono solo teorici. Con la comparsa delle forme di scrittura gli storici iniziano a parlare di storia. Si hanno, cioè segni di testimonianza lasciati volutamente dagli uomini. Le prime forme di scrittura erano di due tipi, quella pittorica e quella ideologica. La prima, pittorica, era composta da disegni raffiguranti scene ben precise, tra le più ricorrenti vi sono le scene di caccia. Anche se involontariamente l’uomo disegnando qualcosa di ben visibile e decifrabile, pur non conoscendo ancora la matematica, applica misurazione di quanto vuole raffigurare, misura ad occhio il corpo dell’uomo, l’arma usata e la bestia sacrificata. La seconda, ideologica, invece, rappresenta solo un soggetto, come ad esempio una sola lancia, per indicare una zona di caccia. Si tratta di simboli simili alla tipologia da noi utilizzata nei cartelli stradali. Con il passare del tempo si assiste ad un’evoluzione della scrittura e vengono elaborati i caratteri alfanumerici. Il grande impero Babilonese aveva creato la prima città fortifica, Babele. Il territorio non offriva confini naturali di difesa, ma solo pianura. Idearono, così, una barriera in muratura per proteggere tutto il perimetro della città da invasioni. Quest’opera ha sicuramente richiesto esperti matematici. Se soffermiamo la nostra attenzione al famoso popolo Egizio, l’architettura rimane ancora oggi oggetto di studio e di stupore. I mattoni sono tutti ritagliati in forme precise e si incastrano tra di loro, anche i passaggi sono tutti ben delimitati. La forma stessa della piramide è frutto di elaborazione geometrica. Gli studiosi hanno dimostrato come la collocazione di queste piramidi richiama la costellazione celeste e il fiume Nilo indicava la via Lattea. All’interno delle piramidi, vi sono delle finestre che dalla stanza del faraone puntano il cielo aperto, nella direzione delle stelle, come in attesa di un ritorno milioni di secoli dopo. Infatti, un’incisione nella pietra, di una delle piramidi esaminate, è stata decifrata con queste parole: «Osiride re, tu possa oltrepassare la via Lattea, la sinuosa via d’acqua, possa l’oltretomba portarti per mano fino alla stella di Orione». Questo ci conferma come la loro conoscenza arrivava a stabilire che non solo la terra gira attorno al sole, ma anche su se stessa e oscilla, poco per volta, offrendoci scorci di cielo diversi, che ritorneranno dopo millenni. Fenomeno detto della “Precessione”, secondo cui la lenta oscillazione della terra permette la visione di un’angolatura diversa delle costellazioni e gli antichi Egizi fecero particolare attenzione a questo. Studiarono anche il sorgere del sole, in particolare il momento in cui la notte e il giorno avevano uguale durata, cioè il 21 marzo arrivo della primavera che noi chiamiamo “equinozio di primavera”. Un bagaglio culturale talmente ampio per noi chiaro solo grazie a Galileo. La popolazione Egizia già quattromilacinquecento anni fa era in possesso di un ampio patrimonio culturale non pervenutoci a cui siamo giunti solo grazie a grandi studiosi.