Scuola: perché tutta questa violenza?
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Episodi di violenza e bullismo nelle scuole del nord Italia, in particolare Pavia e Milano.
Perché tutta questa violenza? Colpa delle famiglie? Colpa delle scuole? Moda di oggi? Quali saranno le risposte più adatte a queste domande?
Nella mia esperienza, di già dodici anni d’insegnamento, credo che gli adolescenti di oggi siano assuefatti dalla violenza: che sentono e vedono in televisione, attorno a loro, a casa, per strada, a scuola.
Per loro la violenza è qualcosa di normale e addirittura di essenziale. Si tratta di una forma di espressione, di sfogo, di comunicazione. Ci comunicano, infatti, il loro malessere.
Molti accusano le famiglie di tutta questa violenza: risposta del tutto sbagliata, perché oggi le famiglie non esistono più! I ragazzi sono contesi tra genitori separati, hanno una madre, un padre, la fidanzata del padre, il fidanzato della madre. Assistono a litigi fin dalla tenera età e assimilano la violenza, anche solo attraverso diverbi verbali.
Sono come delle piante fragili che devono formare la loro corteccia e non sanno come ripararsi. La famiglia oggi, appunto non esiste più! I genitori sono in crisi non solo affettiva, ma anche economica, hanno troppi problemi per crescere i propri figli, che alla fine crescono da soli con la tv, con gli amici e con il mondo virtuale.
Se penso a quante volte mi sento dire “Prof. io ho problemi a casa”. Spesso suona come scusa, ma si legge nei loro volti che qualcosa non funziona: ma i professori non sono assistenti sociali e per far smuovere questi bisogna avviare una lunga burocrazia! I professori non sono neanche psicologi, anche se molti si inventano come farlo solo offrendo ascolto. Gli psicologi nelle scuole ci sono, ma un giorno a settimana e per i minorenni serve la firma dei genitori, quindi non tutti posso accedere a questo servizio.
Poi, c’è chi dice, come me, che la colpa è della scuola di oggi. Io da insegnante mi sento di poter affermare che è vero, è colpa della scuola di oggi! Perché già alle elementari ha abolito il ruolo della maestra, lo ha deturpato dall’immagine di una figura di cui avere timore e rispetto. I bambini arrivano in prima media e fanno fatica a dare del lei ai professori, perché alle elementari danno del tu alla maestra e la vedono come una loro amica. Con l’adolescenza quest’amica diventa addirittura il bersaglio a cui fanno riferimento per sfogarsi, difesi dai genitori.
Quello che “non funziona” nelle scuole di oggi è la troppa lentezza nell’intervenire. Vi è un il lasciare andare le cose come vanno, pur di non avere problemi. I docenti vivono molte situazioni in cui non riescono a svolgere il proprio lavoro.
Alle superiori, ed in particolare negli Istituti professionali, un docente entra in aula e gli alunni non solo non salutano, ma lo ignorano e girano per la classe, urlano tra loro, escono nel corridoio. Il docente deve tramutarsi in “domatore di orsi” per farsi rispettare e questo non è normale!
Per molti adolescenti la scuola è un qualcosa da combattere, diciamo la verità, questi ragazzi “sputano nel piatto” in cui mangeranno nel loto futuro! Non capiscono che senza istruzione nella vita non avranno le vere “armi” in mano. Non sanno quanto possa far male l’ignoranza. Non sanno che l’unico bene prezioso, che mai nessuno potrà rubargli, è proprio la cultura. Non leggono libri! Non sanno di poter viaggiare stando seduti leggendo un libro. Non sanno di poter conoscere personaggi simili a loro o eroi da imitare o sogni da coltivare. Un video giochi è meglio, con quello si sfogano, si isolano da questo mondo.
E gli insegnanti, molto spesso dimenticano di essere educatori e spiegano i capitoli del programma, correndo per svolgerlo tutto. La famosa burocrazia che ti salva la faccia e ti dice che sei un bravo insegnante.
Eppure, una volta le famiglie di contadini facevano sacrifici per comprare quaderni e matite e per mandare i figli a studiare, traguardo che a loro non era stato consentito di raggiungere e che brillava come l’oro. Poi, chi tornava a casa durante le vacanze era diverso. “Dimmi chi pratichi e ti dirò chi sei” dice un detto popolare. Chi frequenta le scuole dovrebbe essere lo specchio di ciò che studia. La storia insegna, ad esempio, che in periodo di guerra vi è un arresto della popolazione, carestia, pestilenza, arresto di ogni attività e di cultura.
Eppure, i ragazzi di oggi hanno genitori che gli comprano cellulare e sigarette, ma non hanno mai penna e fogli e chiedono ai prof “ha un foglio”! A parte, che, chiedono addirittura i fazzoletti di carta e sembra di essere al terzo mondo, ma poi prendono le note, perché hanno l’ i-phone sempre in mano.
Nella scuola media le ore di educazione civica sono poche e non sempre sono svolte, manca il senso della legalità, per i ragazzi la giustizia la si fa da soli, con la violenza!
Ho assistito ad ultimi giorni di scuola blindata dentro la sala professori, con colleghi e preside, perché fuori agli alunni lanciavano uova di struzzo e frutta marcia contro la facciata della scuola e gridavano “siamo liberi”. Senza pensare, che tanto, a settembre la scuola ricomincia, ma soprattutto senza pensare che è libero solo l’uomo istruito, perché la conoscenza permette di vedere le cose e di chiamarle con il loro nome.
I ragazzi di oggi nascono e vivono nel buio e si scontrano con le cose, perché se si cammina al buio si sbatte contro ogni cosa, per questo sono violenti, perché sanno solo sbattere contro la vita.
E per questo, io sono convinta che la colpa è delle scuole. Sì, è vero che i genitori usano ricorrere ai ricorsi e alle minacce, ma sanno sulla loro pelle che per avere un lavoro bisogna avere un bagaglio culturale.
Credo che i docenti debbano prima di tutto essere più uniti e severi. Molto spesso se un docente punisce un alunno con una nota, ne arriva un altro che cerca di mediare per fare cancellare la nota. Così, alla fine le note non servono a niente e questo è risaputo, allora piuttosto, ci vorrebbe il “cartellino rosso” per mandarli fuori campo. Non rispetti il regolamento? Allora, vai via da quella scuola. Voglio vedere poi, lasciare amici, amori, cercare un nuovo ambiente. Non è una semplice nota o una sospensione con cui si sta a casa un giorno o tre giorni.
Lo sciroppo che si prescrive per la tosse evita una bronchite, qualcosa di amaro può evitare il degrado, perché questi ragazzi sono il nostro futuro.
Cosa succederà tra qualche anno? Ci saranno negozianti che prendono a legnate la clientela? I banchi di scuola sono la palestra per allenarsi al mondo del lavoro. Le esperienze di alternanza scuola-lavoro molte volte sono dei gran successi con i ragazzi più indisciplinati, perché in quell’ambiente sanno che non c’è da scherzare. Mi domando, allora, perché sono convinti che a scuola si possa scherzare? Qui la colpa non credo sia delle famiglie, ma del troppo buonismo. Il professore è solo alla cattedra e non ha testimoni, i ragazzi possono anche pararsi le spalle, soprattutto con un docente nuovo e precario, che in quella scuola ancora non è conosciuto. Sono astuti, i giovani di oggi, sanno quali sono le soglie che possono oltrepassare uscendone immuni.
Molte volte si sospendono ragazzi che hanno accumulano tre note: per non aver portato la tuta durante l’ora di educazione fisica, per aver dimenticato a casa il libretto delle comunicazioni scuola-famiglia, per aver riso durante una spiegazione. Poi, ci sono quelli che lanciano oggetti addosso a compagni o insegnanti e non prendono neanche una nota. Perché, molto spesso è meglio per la scuola evitare problemi di burocrazia, c’è altro da fare…
Così, i ragazzi che già a casa hanno chi ha troppo da fare per campare, si ritrovano in mezzo ad un mondo che desiderano solo distruggere.