Veermer e il fascino fiammingo
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Jan Veermer ( Delft, 1632 – Delft 15/12/1675), celebre pittore olandese.
Il 15 dicembre ricorre l’anniversario di morte del pittore Veermer, che con la sua pittura, nel seicento, ha illuminato di realtà immagini, rendendole fotografiche e donandoci, ancora oggi, testimonianze visive della sua contemporaneità, capaci di trasportarci nel passato. Un pittore noto, anche attraverso il cinema, in cui si racconta non solo la sua vita personale, oltre che artistica. In particolare si parla del mistero di quella che è divenuta la tela più nota: nominata nel XX secolo “La ragazza con l’orecchino di perla”, da cui prende il titolo il romanzo di Tracy Chevalier a cui poi, si ispira il film, omonimo, del regista Peter Webber, con Colin Firth e Scarlett Johansson, del 2003. Di Veermer sappiamo che si dedicava alla pittura con tanta passione quanta era quella verso la sua famiglia, era un uomo sensibile e dei personaggi da lui ritratti era capace di dipingerne, anche i sentimenti. La ragazza con l’orecchino di perle, dagli indumenti indossati apparteneva ad un ceto sociale basso ed è stata quindi una serva. Quello che stupisce è la presenza di un ornamento, l’orecchio, indice di un ceto sociale alto, appartenente alle dame. Per molti non si tratta neanche di una perla, ma di un manufatto in vetro, viste le grandi dimensioni. Da un punto di vista artistico la sua funzione è quella d’ illuminare e di catturare la luce, ma è un elemento di grande connotazione sociale, oltre ad essere un indice di femminilità. Molti hanno pensato che dietro al volto sensuale della ragazza vi fosse celata una relazione con il pittore. Sicuramente, dipingendola ha notato in lei un fascino unico e artistico e ha reso l’immagine sulla tela, talmente magnetica, da destare ancora oggi curiosità. Un’immagine comunica sempre qualcosa di diverso ad ogni spettatore, in quanto in essa vi sono molti elementi che possono suscitare infiniti pensieri, sensazioni, ricordi e addirittura altre immagini. Nei colori stessi, adoperati nella pittura fiamminga in particolare, vi sono compenetrazioni di sfumature. In una scena del film Veermer chiede alla ragazza di osservare le nuvole e di dire di che colore sono, lei guardandole risponde, in un primo momento bianche, poi per qualche secondo le osserva e dice “gialle, grigie, azzurre. Ci sono i colori dentro”. Questo è quello che accade nei dipinti, in particolare in quelli di questo artista, ci sono i personaggi, la luce, i sentimenti, il loro respiro. Una sacralità che bisognerebbe rispettare nella sua purezza artistica senza fantasticare troppo profanando nella loro sensualità.