Mantova: riapre la “Camera degli sposi”
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Dopo il terremoto del 2002 effettuati i lavori è nuovamente possibile visitare la camera dipinta da Andrea Mantegna nella torre nord est del castello di San Giorgio.
Sono terminati i lavori di consolidamento antisismico, dopo il terremoto del 2012 ed è possibile visitare, con la dovuta cautela (numeri ristretti e controllati), a Mantova, la “Camera degli sposi” detta anche “camera picta”: ricavata nella torre nord est del Castello di San Giorgio, appositamente per ospitare i dipinti di Andrea Mantegna, pittore ufficiale della corte dei Gonzaga, già restaurata nel 1986. Un’occasione per immergersi in un contesto architettonico che ha ospitato la storia di Mantova e non solo. Pareti affrescate con temi reali e storici, seppur intrisi di allegorici riferimenti.
Da Guida d’Italia, Lombardia, Touring Club Italiano, pg. 762-763:
«Tra il 1465 e il 1474 (date sullo sguancio della finestra E e sulla data dedicatoria sorretta da putti) il pittore dipinse ad affresco e tempera con applicazioni in oro le pareti e il soffitto della camera simulando un arioso padiglione, chiuso su due lati da tendaggi e aperto verso scene figurate e paesistiche sugli altri due. La volta è ripartita da cornici monocrome: nelle lunette sono impresse gonzaghesche e nelle piccole vele finti bassorilievi con i Miti di Arione (E), di Orfeo (N) e le Fatiche di Ercole (O e S); nei riquadri maggiori otto Imperatori romani, al centro un oculo aperto sul cielo, soluzione prospettica destinata a larga fortuna nella pittura italiana. Le scene sulle pareti si riferiscono a due episodi avvenuti lo stesso giorno, il primo gennaio 1462. Sulla parete nord, detta della Corte, Il marchese Ludovico II riceve la notizia della malattia di Francesco Sforza, duca di Milano, e si consulta con il segretario; accucciato sotto la seggiola il cane Rubino; accanto al marchese è la moglie Barbara di Brandeburgo con i figli (si identificano Paola, vicino alla madre, a d. il figlio Gianfrancesco, poi signore di Bozzolo, e a sin. la bionda Barbarina; davanti al pilastro Rodolfo, (signore di Luzzara). Partito immediatamente in soccorso del duca di Milano, Ludovico II incontra il figlio Francesco, da poco creato cardinale (parete O, detta dell’Incontro); davanti a Ludovico II è il nipotino Francesco II, futuro marchese, mentre il cardinale Francesco tiene per mano il fratello minore Ludovico, in seguito protonotario apostolico, e il piccolo Sigismondo, anch’egli poi cardinale. A destra, in un gruppo separato, Il principe Federico si intrattiene con l’imperatore Federico III e con il re Cristiano di Danimarca. A sinistra, oltre la porta, Famigli con cavallo e cani. Nel passaggio di fondo sono simbolicamente rappresentati Roma e alcuni monumenti della Campagna romana; sulla lesena a d. della porta è nascosto l’autoritratto di Mantegna. A parte il riconosciuto intento celebrativo, è ancora in discussione il significato complessivo della rappresentazione. L’oculo in prospettiva- da cui affacciano figure femminili, alcuni putti alati, un pavone, un mastello con una pianta di arancio – sembra condensare i significati allegorici della camera. Si propone come fonte iconologica un testo retorico di Luciano di Samosata che descrive la sala ideale, assecondando l’ispirazione rinascimentale alla perfezione; secondo altre interpretazioni il riferimento letterario sarebbe invece il “De re aedificatoria” di Leon Battista Alberti, che studiò le concezioni di Vitruvio sulla casa romana, la basilica, il tempio solare».