Giuseppe Lipera, che Avvocato è costui?
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
L’avvocato Giuseppe Lipera, i suoi interessi, la famiglia e il lavoro.
Era un pomeriggio di calda estate, quando nel programmare i nuovi articoli ho pensato di cercare su Facebook nuovi cantanti emergenti da poter recensire. Il primo passo è stato quello di cercare dei gruppi sull’argomento musica e così ho fatto. Dopo qualche ora, una mia iscrizione è stata accettata da un signore ben vestito con la sigaretta in mano, stile film in bianco e nero. Un uomo di una classe unica. Al primo pensiero ho creduto fosse un musicista e poi, consultando il suo profilo ho letto che era un avvocato. Cosa c’entra un avvocato con la musica? Mi sono chiesta! Convinta che gli avvocati non abbiano un’anima: questa volta però, mi sono dovuta ricredere. La mia esperienza è stata paragonabile a quella della samaritana narrata nei vangeli (GV 4, 5-42): era andata al paese con la brocca per prendere l’acqua alla fonte, ma giunta sul luogo aveva trovato altro ed era andata via da lì con una felicità più grande dimenticando la brocca per terra. Così è stato, non ho trovato cantanti da intervistare, e invece, ho trovato un avvocato che del suo mestiere ne fa un’arte con passione. Canta, suona, conduce trasmissioni sulla giustizia, ha un profondo amore per la sua famiglia e tanti collaboratori sorridenti e felici, nei cui volti si vede che le ore trascorse in quello studio sono ore vissute in un’officina d’amore per la vita. Se Pirandello aveva già notato come un uomo di legge sia troppo chiuso nelle etichette e nei ruoli, quest’uomo di classe lo ha ben intuito, perché il suo lavoro non ha cancellato l’animo allegro da fanciullo, quello che sa gioire delle piccole cose, come sosteneva Pascoli. Lui, infatti, sa percepire tutte le sfumature di un’anima, sa vedere oltre e sa capire se uno è colpevole o innocente solo guardandolo negli occhi e sentendone il profumo dell’anima. Poco per volta ho iniziato a conoscerlo attraverso i video che ci sono su You Tube e mi sono imbattuta in un personaggio simile ad un baule in una soffitta: un contenitore che deve essere scoperto andando lontano per poterlo incontrare e dentro cui il passato non ha mai avuto fine. Come la presenza perenne di un padre avvocato, che gli ha consegnato fin da ragazzo la chiave per scrutare i cuori degli uomini e la bilancia per pesarne i valori, prima del giudizio finale. Una carriera iniziata prima con la pratica impastata nello studio, quindi non un ammasso di nozioni impastate, per poi essere applicate infruttuosamente, ma vita concreta e la stessa realtà che Stendhal raccontava nei suoi romanzi: come una finestra aperta sulle strade. Durante un’arringa di un processo di mafia, del 24 marzo 2015, di cui vi è il video su You Tube. Questo avvocato-uomo esprime parole che varcano la soglia delle normali convenzioni: dice di essere stato giudicato come “sentimentale” e ricorda che i sentimenti sono il motore dell’anima e quando si giudica qualcuno, non si può non avere a che fare con un individuo deturpato dalla sua anima, non si può scindere l’aspetto umano dal giudizio. Questo stesso concetto è ripreso anche, in alcune puntate della trasmissione “Pizza Verga” di cui ne è il conduttore e in cui si discute di giustizia: oltre a dare informazioni, in particolari sulla formazione dei giovani, si parla anche di quali dovrebbero essere le manovre da attuare per migliorare una situazione che va sempre più peggiorando ed è sempre messa in risalto l’umanità di colui che ha l’arduo compito del giudicare e da cui dipendono vite umane. Con l’attore Gino Astorina è stato trattato il tema della mimesis in teatro; la dott. Milana ha svelato i misteri della professione del medico legale; l’avvocato Denise Caruso ha decantato l’amore per una professione che, soprattutto per le donne, comporta sacrifici; Giusy Marraro ha spiegato il ruolo del grafologo utile nel raggiungimento della verità; Francesco Villardita ha mostrato la tenacia di un avvocato che crede nell’innocenza di un suo assistito; Il giudice Santino Mirabella ha parlato di una professione vissuta come missione; Il giudice Giuseppe Foti dell’arte del giudicare con coscienza; Il magistrato Vincenzo Vitale dell’umanità del giudice e del cancro della magistratura; La dottoressa Caterina Vaccari ha mostrato il volto umano di chi si è macchiato dei peggiori reati, come la pedofilia; La dottoressa Valentina Patti ha affrontato il tema dei potenziali omicidi; Il magistrato Marisa Acagnino ha messo in evidenza la solitudine nel campo della giustizia; Il magistrato Sebastiano Neri, invece ha illustrato l’emergenza giudiziaria di oggi illustrandone anche strategia di recupero. Ed altri ancora. Poi, non mancano video in cui questo signore, dal cilindro magico, diviene interprete di poesie e cantante, sempre ripreso nel suo studio, tra foto dei suoi figli, libri, fascicoli, oggetti d’arte, ricordi di un tempo che scorre, ma permane, proprio come l’amore che ha nel cuore. Credo che ogni uomo dovrebbe chiedersi se è capace di vivere in questo modo, se sa mescolare passione e professione, se sa portare avanti una famiglia sempre con lo stesso ardore. Oggi, nessuno vuole può impegnarsi, le famiglie non esistono più, il lavoro è una fonte di stress e si guarda solo all’aspetto economico e per i giovani, anche se l’amore bussa alla porta ci sono sempre mille alibi, pur di non correre il rischio di abbracciare la vera passione che dura una vita. Quello che è vera vita oggi spaventa e sono pochi gli uomini che sanno insegnare gli ormai “vecchi” principi che racchiudono la vera felicità.