Caso di cronaca: la morte di Loris
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
L’avvocato Francesco Villardita difensore della signora Veronica Panarello, ospite a “Piazza Verga”, il salotto della Giustizia, condotto dall’avv. Giuseppe Lipera. Puntata esclusiva.
Tutti conoscono la fantasiosa storia di Frankestein protagonista dell’omonimo romanzo di Mary Shelley, del 1818. C’è chi ha visto il film o ha letto il romanzo, o entrambi e i meno colti, almeno lo hanno sentito nominare. Era una creatura frutto di esperimenti di un medico, molto bravo, ma per mettere alla prova i suoi limiti aveva voluto dimostrare di essere in grado di creare un uomo assemblando vari organi. La sua creatura, infatti aveva soddisfatto le sue aspettative. L’essere creato era dotato di vita propria ed era anche molto buono di carattere. Con il passare del tempo, però, era diventato un mostro, solo perché gli altri lo avevano etichettano come tale e lui accorgendosi si essere visto come creatura maligna ha iniziato a vivere un ruolo che gli era stato assegnato. La cattiveria di chi gli era intorno aveva preso il sopravvento in lui rendendolo un mostro. Questo romanzo ha una morale molto importante, psicologica e morale. Del resto sono temi trattati anche nelle novelle di Pirandello, anche se lo precedono come arco di tempo. Un altro romanzo in cui il personaggio vive un ruolo dettato da altre persone è “Casa di bambola” di Henrik Ibsen del 1879, e ancora un romanzo “Il principe costante” di Pedro Calderón de la Barca tramutato in spettacolo teatrale da Jerzy Grotowski, in cui il protagonista maltrattato da tutti interiorizza tutto il male ricevuto e diventa autolesionista per identificarsi con la folla e trovare, così, un posto all’interno di quella stessa società che lo rifiuta, come per dire: “avete ragione, anche io sono contro me stesso!” Questo stesso dramma lo vive chi viene accusato e tutto lo stress subito, la tragicità della vicenda, il dolore vissuto sulla propria pelle lo conduce al delirio in cui è facile dubitare anche di se stessi. Quello che è successo a Veronica Panarello ha le stesse sfumature di tragicità, ma fortunatamente, non è ancora giunto a questo finale disumano, come racconta il suo avvocato, Francesco Villardita ospite ad una puntata esclusiva della trasmissione “Piazza Verga”, il salotto della Giustizia, condotta dall’avv. Giuseppe Lipera. Nel corso della puntata vengono date alcune informazioni importanti per illustrare come la dinamica dei fatti sia a favore dell’innocenza della donna. In particolare, l’avvocato Villardita fa notare: «Nel processo giudiziario il movente è quantomeno un indizio, al pari degli altri, se non addirittura un indizio che ha più valenza degli altri e aver letto nell’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere da parte del gip, che proprio nel processo indiziario il movente non ha ragione di esistere, mi ha fatto male professionalmente e umanamente». Gli elementi a favore dell’innocenza sono decritti accuratamente: 1. L’orario della morte del ragazzino è contestabile, perché stabilita in un arco di tempo troppo ristretto; 2. La signora la mattina stessa ha seguito un corso di cucina; 3. Ci sono due testimoni oculari, che sono una donna e un vigile; 3. La telecamera sita difronte l’abitazione della famiglia del piccolo Loris mostra tre sagome che escono, due bambini ed un adulto e dopo quaranta secondi, anche un bambino che ritorna. L’avvocato nel raccontare le varie fasi esecutive di tutta la vicenda giudiziari nel evidenzia come sia avvenuto tutto con una velocità mai realizzata prima e ne denota anche il suo stupore. Racconta quali sono state le sue mosse in tutto questo e di aver interpellato un medico legale docente presso l’Università degli studi di Catanzaro, il prof. Ricci e un tecnico esperto nella lettura delle immagini, il prof. Nello Balossino, docente presso l’Università degli studi di Torino, noto per aver esaminato la Sacra Sindone. L’avvocato Giuseppe Lipera che ha condotto la trasmissione ha sottolineato agli spettatori come un avvocato non solo assiste, ma prima di tutto difende il suo assistito credendo nella sua innocenza e dando forza così ad una creatura portata in carcere solo per un indizio.
Le fasi della vicenda sono:
- Il bambino muore il 29 novembre 2014.
- Nella fase preliminare la valutazione è dell’indizio e non della prova: quindi non con l’art. 192 ma con l’art. 273.
- Non si ha la certezza della prova, ma ci muoviamo in un campo che è quello dell’indizio.
- Il sospetto si eleva al rango di indizio e dopo si ha il dibattimento e tutto il seguito.
- La donna viene arrestata perché il Gip avvia un provvedimento coercitivo di custodia cautelare.
- L’arresto nasce con un fermo di indizio per reato. L’avv. Lipera lo definisce come un “peccato originale”.
- Giorno 8 dicembre scatta il fermo.
- La procura emette il fermo la signora viene portata davanti al Gip che ha convalidato il fermo e ha ritenuto sussistenti gravi indizi di sussistenza con custodia cautelare in carcere.
- Giorno 11 la donna viene interrogata. E in tutto viene interrogata 4 volte anche 15 minuti prima dell’arresto. Episodi contestati dalla Camera di Milano, perché trattata da indagata senza essere stata ancora iscritta nel registro degli indagati.
- Giorno 12 viene emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere.
- Quindi ricorso al Tribunale di Catania dove è fissata un’udienza in camera di consiglio senza pubblico. Ed è il 31 dicembre con inizio alle ore 15 circa e termine alle ore 22,30 circa. Rinviata poi al 2 Gennaio.
- Il 2 Gennaio l’udienza inizia circa alle ore 11 e termina circa alle ore 16.
- Dopo due giorni il tribunale decide e conferma il 4 gennaio l’ordinanza di custodia cautelare senza dare motivazioni che non sono state ancora date al 30 gennaio 2015.
I punti criticati dall’avvocato Villardita sono:
- Orario della morte del piccolo Loris: è contestabile per la relazione preliminare all’esame autoctono che ha riportato un arco di orario che va tra le 9 alle 10 di mattina, del 29 novembre 2014. Un arco di tempo troppo ristretto, ed è il primo caso in cui un medico legale espone un arco di tempo così limitato. Inoltre, un cadavere dopo otto ore dalla morte deve presentare macchie ipostatiche complete. Il cadavere esaminato aveva scarse ipostasi e quindi, non può risalire alla morte di dodici ore prima. Non si ha neanche un quadro ecchimotico nel volto del bambino, cioè le macchie blu per morte di asfissia
- La signora Panarello a partire dalle ore 9,23 ha l’alibi di aver partecipato ad un corso di cucina e quindi la signora per essere colpevole deve aver commesso il reato dalle 9,00 alle 9,23.
- A distanza di due mesi non è stata depositata la relazione da parte del medico legale.
- Sono rilevanti gli elementi del video che è posto difronte l’abitazione della signora e rivelano che: tre sagome non identificabili perfettamente escono e poi, a distanza di quaranta secondi la sagoma di un bambino entra nel condominio. La telecamera registra l’ora 8,30, ma non essendo ad alta risoluzione può sbagliare orario. La procura dirà che è compatibile con Loris, ma vi può essere anche incompatibilità. Su questo è stato interrogato il prof. Balossino, che ha fatto perizia di parte e ha concluso che la sagoma è incompatibile con la sagoma del soggetto identificato come non noto.
- Ancora si hanno due testimonianze: il 29 novembre muore il bambino e il 30 novembre una donna si presenta ai Carabinieri, di spontanea volontà, raccontando di aver incontrato per strada un bambino, all’ora certa, 8:40 a 500m della scuola del bambino ho avuto modo di interagire e interloquire con lui. Un bambino dell’età apparente di otto anni circa, con giacca di color grigio scuro e zainetto sulle spalle. A cui ha chiesto come mai non era a scuola e lui aveva risposto di essere diretto proprio a scuola. L’avv. Villardita in merito a questo episodio sta indagando sulle assenze dei bambini e sulle loro giustificazioni.