Conoscere Dante Alighieri e la Divina Commedia: guida allo studio

Conoscere Dante Alighieri e la Divina Commedia: guida allo studio

di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia

Dante Alighieri, autore della Commedìa, poi definita “Divina”, oggi a 750 dalla Sua nascita continua ad essere celebrato, amato e studiato.

divina_commediaSulla vita di Dante abbiamo scarse notizie perché sono stati persi molti documenti d’archivio. Figlio di Alighiero di Bellincione e della sua prima moglie Bella, nato a Firenze nel 1265, di famiglia Guelfa di antiche origini, ma ormai decaduta e senza alcun ruolo sociale. La formazione di Dante si divide in tre periodi. 1.RETORICO-GRAMMATICALE:  In questa fase di formazione di Dante ha un ruolo importante la figura di Brunetto Latini, un prosatore del 200 autore ed esponente della fazione guelfa, con uno stile aulico. Intendeva la letteratura come attività intellettuale rivolta alla politica e alla democrazia comunale del suo tempo. Brunetto Latini è stato per Dante un maestro di idee, suggerimenti e consigli; 2. FILISOFICO-LETTERARIO: In questa fase la formazione di Dante si appoggia sui contatti con altri rimatori del suo tempo, attraverso rapporti di amicizia e di corrispondenza, soprattutto con Guido Cavalcanti e Guido Guinizzelli; 3.FILOSOFICO-TEOLOGICA: Questa fase si fa iniziare dopo il 1290, anno in cui muore Bice di Folco Portinari, moglie di Simone de Bardi, la Beatrice amata e cantata nella Vita Nuova. In questo periodo Dante frequenta a Firenze gli ambienti francescani a Santa Croce e domenicani a Santa Maria Novella, quindi entra in dibattito con i maestri delle scuole conventuali su temi di teologia. L’attività letteraria: Nelle prime opere si nota un continuo variare di stile e di tema, nel tentativo di specializzarsi in qualcosa, con una continua ricerca formale. Dante diventa il PADRE DELLA LINGUA E DELLA LETTERATURA ITALIANA. La sua cultura si rivolge a tutti gli uomini desiderosi di apprendere e questo lo porta ad elaborare il cosi detto “VOLGARE” tenendo come base il dialetto fiorentino, e lo esprime nella sua opera il “De vulgari eloquentia”. Nella “Commedia” invece costruisce una lingua capace di soddisfare ogni esigenza espressiva. Dante nella “Vita nuova” passa da uno stile basato sull’autoanalisi e sui suoi sentimenti di sofferenza alla lode esclusiva dell’amata, Beatrice, la donna angelica inviata da Dio per diffondere beatitudine. La scelta del volgare: Il compito dell’intellettuale, che si accompagna a serie responsabilità morali e culturali è quello di diffondere le conoscenze diventando guida per la società. Dante decide di abbandonare l’utilizzo del latino, non comprensibile a tutti e adotta il “volgare” come mezzo di comunicazione rivolto a tutti. La Commedia: “Divina” abbinato a “Commedia” compare più tardi, attribuito dal Boccaccio, per sottolineare l’eccellenza del poema. Dante aveva addirittura nominato l’opera come “Commèdia” con l’accento alla greca. La trama: Parla del racconto, in prima persona, di un viaggio nei tre mondi ultraterreni, inferno purgatorio e paradiso. Dante immagina di intraprendere questo viaggio nella primavera del 1300, iniziato il venerdì santo e durato sette giorni, a metà della sua vita, cioè a 35 anni, e si perde nel mezzo di una selva, che però è la metafora della vita confusa e del peccato. Nella selva viene minacciato da tre fiere, cosi viene soccorso da Virgilio che è simbolo della ragione e che lo guiderà durante il suo viaggio. La lingua della Commedia: La lingua della Commedia ha come base il dialetto fiorentino, arricchito di numerosi latinismi, gallicismi e neologismi. Riprende anche altri dialetti in base al personaggio di cui sta parlando, che servono per caratterizzare il personaggio. La struttura del cosmo dantesco: I tre regni ultraterreni, cosi come sono rappresentati nella Commedia rispecchiano in sostanza la visione geocentrica dell’Universo, illustrata dall’astronomo e geografo del II secolo d.C., Claudio Tolomeo, la cui filosofia era stata accolta da San Tommaso, e quindi dalla filosofia scolastica che nel Medioevo era studiata nelle scuole. Dante vede al centro dell’emisfero boreale, l’unico centro abitato, dove colloca Gerusalemme, equidistante dai confini estremi e in posizione opposta, cioè nell’Oceano dell’Emisfero australe, non abitato, Dante colloca il purgatorio, e sulla cima della montagna il paradiso terrestre. Invece, l’inferno collocato in fondo alla terra è dovuto dalla credenza che Lucifero, angelo negativo, fosse stato fatto precipitare dal Paradiso fino in fondo alla terra, e precipitando aveva creato un vortice. La struttura formale della Commedia: Questo è un poema con una struttura basata sul numero. Il numero nel Medioevo è inteso come ordine geometrico e armonico degli elementi costitutivi dell’universo. Nella perfezione dei numeri si riconosce la simbologia del divino. Il poema è UNO solo, e UNO è simbolo di UNITÀ, viene diviso in TRE cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il TRE è simbolo di TRINITÀ, e ancora i tre cantici sono formati da TRENTATRÈ canti ciascuno, e il primo di ognuno è un canto introduttivo. In tutto sono CENTO, che è numero multiplo di DIECI numero di perfezione. L’allegoria: La parola “allegoria” deriva dal greco ed è composta da “altro” e parlare”, quindi significa parlare diversamente, in altro modo. L’allegoria è un procedimento retorico utilizzato nel Medioevo, e consente di presentare dei concetti astratti attraverso delle figure concrete.

Es.:

             Lupa                          Significato letterale: animale

                                               Significato simbolico: voracità, avidità

                                               Significato allegorico: uomini avari

             Lonza                       Significato letterale: animale dal manto bicolore, bianco e nero

                                               Significato simbolico: lussuria

                                               Significato allegorico: Firenze divisa tra bianchi e neri in campo

                                               politico.

             Leone                       Significato letterale: il re degli animali, per la sua forza

                                               Significato simbolico: superbia

                                               Significato allegorico: simbolo del Regno della Francia, molto forte in

                                               quel contesto storico.

La forma metrica: La forma metrica è composta da terzine di endecasillabi a rima incatenata  ABA BCB CDC. Sono brevi strofe di tre versi con un verso conclusivo di chiusura di canto.

Es.:

                1     2      3    4     5     6      7    8   9    10  11

              Nel/ mez/zo/ del/ cam/min/ di/ no/stra/ vi/ta   A

              mi  ritrovai per una selva oscura,         B

             ché la dritta via era smarrita.               A                       rime incatenate

                                                                                                     di versi endecasillabi (11 sillabe)

           

             Ahi quanto a dir qual era è cosa dura   B

             esta selva selvaggia e aspra e forte       C

            che nel pensier rinova la paura!             B

    

                                                                     (Inferno, Canto I vv. 1-6.)

Dante personaggio e autore: Dante ha un duplice ruolo, è sia personaggio che narratore. C’è un Dante personaggio-attore, soggetto dell’intreccio narrativo, protagonista del viaggio, del tempo della storia narrata. Ma c’è anche un Dante autore, che racconta la sua esperienza, quindi il racconto è successivo all’esperienza. Dante è personaggio e spettatore che osserva i mondi ultraterreni, solo al termine del viaggio comprende il suo percorso, poi diventa narratore, perché dopo aver visto ha il compito di rivelare.

 “Nel mezzo del cammin di nostra vita

   mi ritrovai per una selva oscura…”

                                                                     (Inferno, Canto I vv. 1-2.)

Le tre cantiche: Le tre cantiche, lette sul piano allegorico, rappresentano il modello universale di vita cristiana, in quanto itinerario di beatitudine interna. La nostra volontà tende al bene, ma è soggetta alla debolezza delle passioni e non sempre è adeguatamente guidata dalla ragione. L’Inferno e il Purgatorio rappresentano i due tempi di liberazione dalla volontà del peccato per conseguire alla salvezza. Nell’Inferno si ha la presa di conoscenza del male e si ha la rimozione dei peccati attraverso l’osservazione di essi. Virgilio è la guida e rappresenta la ragione, in quanto Filosofo e quindi uomo colto del modo di ragionare in lui vi sono tutte le capacita che Dio dona agli uomini e non sono soggette a debolezze. Il Purgatorio rappresenta la santificazione delle capacità naturali a opera della grazia e delle numerose virtù inerenti alla grazia: le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Dopo l’uomo può giungere al Paradiso, che rappresenta il punto in cui l’uomo si libera dall’errore, dalla devianza, dal peccato e giunge alla piena beatitudine, prendendo possesso del bene morale, conoscendo il vero bene. La guida di questo bene sarà Beatrice, simbolo della fede.

L’Inferno: Descritto come una profonda voragine che scende a imbuto fino al centro della terra, dove vive Lucifero, e dove sono collocati i peccatori, che non pentiti, non hanno ottenuto il perdono dei peccati. L’anima dannata è soggetta a una condanna rituale, emessa dal giudice MINOSSE, che invia gli spiriti giudicandoli in base al loro peccato e assegnando loro il cerchio più adatto.

L’Inferno, diviso in nove cerchi, inizia con il fiume Acheronte, attraversato da una barca che trasporta i dannati ed è guidata da Caronte. Il primo cerchio è chiamato “LIMBO” qui vengono collocati i non battezzati adulti e i bambini morti senza essere stati battezzati. Queste anime non hanno commesso peccato, quindi non subiscono pene fisiche, ma si trovano li, perché non potranno vedere Dio. Poi si hanno i cerchi dei peccati detti di incontinenza: cioè, nel secondo cerchio i lussuriosi, nel terzo i golosi, nel quarto gli avari , nel quinto gli iracondi. Poi si accede alla città di Dite, con il sesto cerchio, in cui sono collocati gli eretici.

Nel settimo cerchio vi sono i violenti contro se stessi, cioè  i suicidi, e i violenti verso Dio, i bestemmiatori. Nell’ottavo cerchio ci sono i peccatori della frode, cioè, i seduttori, i ruffiani, gli adulatori, gli indovini, i barattieri, gli ipocriti e i ladri, i seminatori di discordie. Il nono cerchio è suddiviso in quattro zone: Caina, dove si trovano i traditori dei parenti, Antenora, dove si trovano i traditori della patria, Tolomea, dove si trovano gli ospiti, e Giudecca, dove vi sono i benefattori.

Nell’abisso più profondo è collocato Lucifero che tortura i peccatori peggiori: Giuda, traditore di Cristo, Bruto e Cassio, che nell’antica Roma avevano ucciso l’imperatore Cesare e avevano tradito l’Impero.

INFERNO CANTO I

TEMPO              7 Aprile 1300 notte (giovedì santo) e 8 Aprile alba (venerdì santo).

LUOGO                La “selva”, oscura desolata senza segni di vita e difficile a percorrersi; al di fuori

                              della selva si innalza un pendio su cui Dante sembra salire con difficoltà, dopo il

                              quale si erge un colle, in realtà un monte, la cui sommità è illuminata dal sole.

PERSONAGGI    Dante, Virgilio, le tre fiere: lonza, leone, lupa.

Riassunto dei temi principali e degli avvenimenti del canto con indicazione dei versi:

Dal v.1 al 12           Dante si ritrova smarrito in una selva oscura e impervia, il cui ricordo ancora lo

                            Turba , e non è in grado di dire come ci sia arrivato.

vv.13-27               Uscito dalla selva giunge ai piedi di un colle.

INFERNO, CANTO  X

Es. di Dante narratore:

Dove siamo collocati? Nell’Inferno, precisamente nel  VI girone, dove sono collocati i peccatori di eresia, gli eretici. Questo luogo è una pianura, in cui vi sono tombe divise per sette di eresia.

Quando? L’alba di sabato 9 Aprile 1300.

Chi sono i personaggi: Dante  narratore e personaggio narrato. Virgilio; Farinata degli Uberti; Cavalcante de Cavalcanti personaggi narrati e narratori di secondo grado.

Divisione in sequenze (cosa viene raccontato):

  1. Dante con Virgilio, cammina in mezzo alle tombe aperte. Dante chiede a Virgilio se è possibile vedere i morti sepolti. Virgilio risponde di si spiegando che questi rimarranno aperti fino al giorno del giudizio Universale, in cui saranno giudicati. (vd. Vv 1-21).
  2. Un ‘anima chiama Dante, chiedendogli di fermarsi, Virgilio conduce Dante da questo che lo chiama e che parla con accento Toscano. (vd. Vv. 22-39).
  3. Dante riconosce Farinata, che in vita era suo contemporaneo e apparteneva al partito politico opposto.  Si scontrano subito non si salutano con affetto. Vengono interrotti dalla voce di un’altra anima che chiede a Dante se ha notizie di suo figlio. Chi parla, infatti, è Cavalcante de Cavalcanti, padre di Guido Cavalcanti (stilnovista amico di Dante). Dante risponde, ma viene frainteso e il padre capisce che il figlio è morto, quindi ritorna nella sua tomba. (vd.vv.40-72)
  4. Continua il dialogo tra Dante e Farinata. Farinata predice l’esilio a Dante. Farinata Ghibellini sostiene di aver avuto l’onore di salvare Firenze quando gli altri volevano distruggerla. (vd. Vv. 73-93).
  5. Dante stupito chiede come facciano le anime dell’Inferno a vedere il futuro senza sapere il presente, perché infatti Cavalcante chiedeva del figlio. Risponde Farinata dicendo che loro riescono a vedere solo gli avvenimenti molto lontani. (vd.vv94-108).
  6. Dante chiede a Farinata di spiegare a Cavalcante che suo figlio è vivo e non è morto. Virgilio sollecita Dante a continuare il viaggio. Dante è scosso dalla profezia riguardo l’esilio e Virgilio lo consola dicendo che Beatrice gli svelerà tutto il suo futuro. Cosi si allontanano in una valle maleodorante di cadaveri. (vd. Vv. 109-136).

Temi  importanti:

Chi è Farinata?

Uno dei capi politici ghibellini  descritto  con caratteri riguardanti la sua postura nei vv. 32-36:

32 Vedi là Farinata che s’è dritto:

33 da la cintola in su tutto ‘l vedrai

34 lo avea già il mio viso nel suo fitto;

35 ed el s’ergea col petto e con la fronte

36 com’avesse l’inferno a gran dispitto.

Parafrasi: Vedi là c’è Farinata che si è fatto trovare dritto e in piedi,  lo potrai vedere tutto dalla cintura in su. (Dice Virgilio a Dante). Dante intanto dice di aver già fissato il suo sguardo in quello di Farinata. Farinata avendo visto Dante si pone in posizione retta e altezzosa con busto rigido e capo rivolto verso l’alto, come chi prova un gran disprezzo.

Quindi Farinata viene descritto attraverso atteggiamenti di postura, che denotano aspetti del suo carattere fiero e aggressivo.

Vd. Versi 73-102 il dialogo tra i due, Farinata e Dante. Parafrasi:

70-72…Dante e Cavacanti: Quando Cavalcanti si accorse di una mia esitazione nel rispondere capì che il figlio era morto e ritornò nella tomba.

73-78…Ma quell’altro magnanimo che mi aveva chiesto di fermarmi e io mi ero fermato, non ha cambiato l’espressione fiera del volto, né ha mosso il capo, né ha piegato il fianco (è rimasto dritto a testa alta) e disse: Se gli altri come me hanno appreso male l’arte a questo è dovuto il mio tormento, che mi accompagnerà fino alla morte”.

79-81…Ma non si illuminerà mai altre cinquanta volte la faccia della luna; cioè non passeranno altri cinquanta giorni prima che tu possa smettere di soffrire e verrai esiliato.

82-84…E poi ti auguro che tu possa ritornare nel la tua dolce patria, perché i Fiorentini non sono poi cosi spietati nel giudicare.

85-87…Cosi Dante risponde a Farinata: “La guerra che ci fu a Montaperti è stata motivazione di continuo astio nella nostra città”.

88-90…ADESSO Farinata muove il capo e dice: A questa guerra non partecipai soltanto io,non ho combattuto da solo e neanche mi sarei schierato senza avere una valida motivazione.

91-93…Ma tra tutti solo io fui fiero di difendere Firenze a viso scoperto”.

94-96…”Possa un giorno trovare pace la nostra discendenza”. Dante risponde: “toglietemi il dubbio che sta offuscando la mia mente,( come fai tu a prevedere il mio esilio se Cavalcante non sa se suo figlio è vivo o morto?)”.

97-99…”Sembra che voi riuscite a prevedere gli eventi del tempo ma non conoscete il presente”.

100.102: Farinata risponde: “Noi vediamo come coloro hanno la vista difettosa, (metafora- riguardo gli astigmatici) noi vediamo ciò che ci è più lontano, ma non ciò che ci è più vicino).

Inferno Canto XXXIII- Il conte Ugolino

Siamo nel IX cerchio in cui sono collegati i traditori, questo girone è collocato subito dopo Caina (luogo nominato nel Canto V al verso 107 “Caina attende chi a vita ci spense”  in riferimento alla fine destinata al marito di Francesca che aveva ucciso la coppia di amanti). Siamo nei pressi della dimora di Lucifero. In questo luogo il clima è molto freddo e parecchie anime gelano diventando di pietra.

Il giorno è il 9 Aprile 1300 e sono le ore 18, 19 circa.

In questo canto viene descritta la vicenda del conte Ugolino. In particolare ai versi: 1-78.

Le caratteristiche di questo canto sono l’atrocità e la brutalità di Ugolino che dopo aver vissuto esperienze tragiche di profonda sofferenza sfocia in una reazione brutale e animalesca.

L’esperienza del male subito viene interiorizzata dalla vittima che per reazione si identifica con il male che ha dentro e agisce in sfoghi eccessivi di ferocità.

Vd. Nella Letteratura teatrale l’opera di Jerzy Grotowskij, “Il principe costante”, che trae spunto da un’opera del teatro Spagnolo del Cinquecento. Il protagonista è un uomo martoriato e rifiutato dalla società, che interiorizza il male dentro di se. Non trovando un posto nella società si identifica con gli altri facendo del male a se stesso. Questo tipo di uomo viene comunemente chiama “scemo del villaggio” .

Così, il conte Ugolino dopo aver subito il tradimento da parte dell’arcivescovo Ruggieri  che gli ha causato una morte atroce, per reazione divora la testa del suo nemico.

Chi era Ugolino: Il conte Ugolino apparteneva ad una famiglia Ghibellina del Duecento italiano. A causa delle lotte tra Guelfi e Ghibellini aveva perso potere e fidatosi dell’aiuto dell’arcivescovo Ruggeri non si era reso conto di cadere in un tranello che lo ha condotto ad una crudele morte. Condannato ad essere rinchiuso nella Torre della Medusa con i suoi discendenti maschi, in modo tale da non avere discendenza. Questi erano i suoi due figli e i suoi due nipoti, tutti loro sono stati rinchiusi senza cibo e quindi sono morti di fame.

Ugolino è descritto con due volti: 1. quello del padre sofferente che assiste alla crudele morte dei suoi figli; 2. quello del volto dell’uomo-bestia che mangia brutalmente il cranio del suo nemico.

Alcuni critici paragonano Ugolino alla figura di Cristo durante la settimana Santa, quando Gesù grida “Padre perché mi hai abbandonato?” . Questo grido viene espresso nel canto al verso 69 ed è uno dei figli che grida questa frase ad Ugolino appena prima di morire ai suoi piedi.

Parafrasi vv. 1 a 39

1,2,3: Sollevò la testa soddisfatto di quel pasto bestiale (feroce) e si pulì le labbra sui del cranio del nemico che aveva staccato.

4,5,6: Poi disse ancora: “ Vuoi tu che io ti (rivolto a Ugolino) procuri dell’altro dolore? Implacabile, come quello che hai creato tu a me?”

7,8,9 : Ma, se le mie parole saranno causa (seme) di infamia al mio traditore, allora, io parlerò piangendo di commozione.

10, 11, 12: Io non so come tu (oh Dante) da vivo sia riuscito a venire a venire fin qui nell’ Inferno, ma ora che ci sei ti prego di ascoltare, oh fiorentino, quanto ti sto per dire (raccontare).

13,14,15: Tu, sicuramente, saprai che io sono stato il famoso conte, appartenente ad una nobile famiglia e saprai anche che questa testa che ho in mano appartiene al famoso arcivescovo Ruggeri, perché mi ero fidato di lui non sapendo che mi stava trascinando alla morte con il suo tradimento.

19,20,21: Tu ( oh Dante) non potrai mai comprendere come io abbia sofferto, condannato ad una morte cosi tragica, che ancora mi “offende”. (Questo termine viene usato anche nel canto V da Francesca da Rimini, mentre racconta il modo atroce in cui è morta con il suo amante: “l’modo ancor m’offende”).

22, 23,24: C’era una piccola fessura nella Torre della Medusa, quella che ora è chiamata, a causa mia “Torre della fame”. Ora, se mi lascerai raccontare potrai sapere come mi ha offeso.

25,26,27: In questa torre saranno imprigionati molti altri uomini e dalla fessura guarderanno parecchie lune (cioè, vedranno trascorrere parecchi giorni). Ora ti racconterò come il mio tradimento mi fu svelato in sogno, insieme al mio crudele destino.

28,29,30: Nel sogno mi apparve l’arcivescovo Ruggeri in tenuta da caccia, ed era guida e signore, nei pressi del Monte Giuliano, quello che da Pisa non permette di vedere Lucca.

31,32,33: Questo, che si era schierato davanti a me, era in compagnia dei suoi amici, i nobili delle famiglie: Gualandi, Sismandi, Lanfranchi.

34,35,36: Dopo un breve inseguimento hanno afferrato un padre e i suoi cuccioli, che sono stati lacerati ai fianchi dalle zanne aguzze dei loro cani.

37,38,39: Non era ancora mattino quando fui svegliato dai pianti dei miei figli che gridavano implorando un po’ di pane.

Fonte: Tiziana Mazzaglia, Guida allo studio di Dante Alighieri. La Divina Commedia, in  «Socialnews», 08/10/2013

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