Cosa sta vivendo oggi la scuola italiana? Cosa si prepara a vivere?
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Risponde il prof. Ferdinando Alliata, membro esecutivo Nazionale, COBAS, Palermo.
«Questa fase non è sicuramente positiva, ma non ci sconforta, perché continueremo nella nostra lotta. In questi giorni, a Palermo sono previste manifestazioni e incontri con la presenza di Faraone e Giannini. Noi non ci sentiamo abbattuti, ma partecipi di una battaglia che va avanti. La riforma ha tanti aspetti critici e anche se spaccia un’accelerazione d’assunzione, si sa che l’assunzione di un numero qualsiasi non colmerebbe mai quella che è l’attuale condizione della scuola. Le risorse promesse servono alle scuole per andare avanti ed è un falso tutta quella motivazione che viene ripetuta, come un mantra, dal governo e dai ministri, che sostengono l’assunzione in base solo ad un nuovo modello di scuola, in cui il dirigente può esercitare il suo potere. Si ha un modello contraddittorio ai modelli di utilizzazione: se adesso un dirigente può utilizzare un insegnante, che non ha l’abilitazione in una certa materia, ma che ha solo il titolo di studio, per insegnare quella materia, è chiaro che si vanificano gli anni di lavoro e le esperienze, il tutto a discapito dei ragazzi. Poi, la questione dei finanziamenti privati, le donazioni rimangono sempre un qualcosa che favorirà alcuni a discapito di altri, senza compensazioni tra istituti. Un sistema che contribuirebbe a concentrare le risorse su poche scuole senza garantire un sistema scolastico regolare per tutti. Tutti questi aspetti sono già discussi da tempo. Noi abbiamo letto bene la riforma, ma nessun interlocutore ha voluto parlare con chi è critico e in certe situazioni ci è stato addirittura impedito di parlare con ministri e sottosegretari, perché i filtri sono stati molto duri! Tutto questo marchingegno di autonomia della scuola fa a pugni con quanto è scritto nella Costituzione, ma si crea una scuola di tendenza per chi rema nello stesso senso e gli altri rischiano di essere allontanati. Tutto questo ci dà la forza di pensare che ogni giorno crescerà la consapevolezza di quanto possa essere devastante. Noi crediamo fermamente di riuscire a cambiare questa situazione. Siamo, anche molto attivi nel diffondere le informazioni attivando incontri a cui invitiamo tutti da genitori e alunni. Noi stiamo seguendo con molta attenzione anche quello che sta succedendo negli Stati Uniti, a proposito sul presunto sistema di valutazione del “merit credit” che viene applicato in alcuni momenti e non a cicli continui. Ma ha esiti negativi e addirittura chi lo aveva supportato adesso rivesta la parte degli oppositori. Questo, permette di capire come, anche lì, questi meccanismi non stanno producendo gli effetti che pensavano i loro fautori. Quindi, possiamo intendere quali siano gli esiti veri delle presunte valutazioni del merito e incentivazioni alle scuole. In Italia i politici si riempiono la bocca con parole senza poi capire che senso abbiano in un sistema complesso, come quello della scuola, e neanche quali siano gli effetti che può suscitare e lo fanno con una superficialità che è veramente sconfortante. Pensare che si stia decidendo, con un voto di fiducia, un qualcosa di così importante che riguarda la vita un po’ di tutti, perché con l’obbligo scolastico ci passiamo tutti dalla scuola, è sconfortante. Vi è una luce inquietante su tutta la scuola italiana. Noi COBAS cercheremo di mantenere la nostra capacità di mobilitazione, attraverso uno sguardo attento e critico nella speranza che si diffonda questa critica per poter capire quali sono le conseguenze a cui si va incontro con un sistema scolastico che sta cambiando senza ascoltare nessuno. Ormai tutto il mondo della scuola e addirittura gli universitari stanno prendendo la parola. Dopo un vasto arco di tempo ci siamo ritrovati con una Gianni che è giustamente definita un precursore di Berlinguer. In particolare, sul punto del ddl che concede pieno potere al dirigente scolastico il rischio a cui andiamo incontro è altissimo. Altissimo è il rischio di avere un preside “podestà”: il preside è un rappresentante del governo attraverso l’ufficio scolastico regionale che ci manda capi d’Istituto. Il suo compito dovrebbero essere quello di dirigere il nostro lavoro alla faccia del libertà d’insegnamento, quando invece la costituzione dovrebbe tutelarla».