Docenti tappa buchi al servizio della buona scuola
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Il posto di lavoro c’è, ma viene negato. Chiamate per incarichi nel mondo della buona scuola.
“C’è chi ha il pane e non ha i denti e chi i denti e non il pane”. I detti rimangono sempre quelle frasi con contenuti morali che ben rispecchiano la realtà. Vi racconto quanto mi è successo ieri, come insegnante di lettere. Sono stata contattata, tramite pec, da due scuole al fine della stipulazione di un contratto di lavoro: la Scuola media Statale Francesco Casorati di Pavia, per otto ore fino a nomina fino ad avente diritto e l’Istituto Professionale Statale per i servizi aziendali, turistici, grafici, sociali e alberghieri L. Cossa, sempre di Pavia, per altrettante otto ore con nomina fino ad avente diritto. La formula “fino ad avente diritto” è dovuta al fatto che ancora non è iniziata la fase C prevista dal piano della buona scuola: quindi i giovani appena laureati potrebbero essere assunti al posto di chi da anni, come me, è in graduatoria ed ha accumulato un punteggio con titoli di studio e sacrifici lavorativi. Su questo argomento, però, il segretario del sindacato CISL Scuola di Pavia mi ha rassicurata comunicandomi che ieri è stata emessa una circolare del MIUR che prevede di modificare questi contratti dando il termine al 30 giugno. Le due scuole, Casorati e Cossa distano solo cinque minuti a piedi, quindi per il trasferimento si tratta proprio di un tragitto molto semplice e veloce, ma non tutto fila liscio! La professoressa che coordina l’orario mi ha comunicato, telefonicamente e con fare concitato, di non voler assolutamente modificare l’orario, pur essendo adesso provvisorio, in quanto la scuola è appena iniziata. La sua decisione risulta ferma, perché lei ormai ha perso tempo per elaborare l’orario e lo considera definitivo. Altra motivazione è stata il sostenere che per la scuola è molto più comodo assumere un’altra persona, purché abbia la disponibilità di lavorare solo presso di loro senza creare problemi di orario. Per chi non conosce il mondo della scuola una cattedra è formata di diciotto ore ed esiste il diritto del completamento orario: diritto che per i precari diventa consuetudine, in quanto l’incarico non viene assegnato dal provveditorato, ma dal dirigente scolastico; che in questo caso assume tutto il potere di decidere a chi affidarlo. Quello che lascia sconcertati è l’aspetto umano di chi ha un lavoro fisso e quindi anche una sicurezza economica e rimane cieco ed egoista difronte a chi, invece, deve fare i conti con la precarietà! e che si vede umiliato ad essere considerato non un professionista con titoli di studio elevati, ma un “tappa buchi” al servizio di dirigenti e suoi collaboratori. Ieri stesso, mi sono recata presso il sindacato CISL Scuola di Pavia e ho esposto il mio caso all’attenzione della dott.ssa Elena Maga, la quale ha confermato che per consuetudine le scuole modificano l’orario al fine di consentire il diritto del completamento anche ai precari, ma non esiste nessuna normativa che lo prevede. Attualmente, sono rimasta con sole otto ore lavorative sulle normali diciotto e anche se il lavoro c’è e tocca a me, mi viene negato di poter accettare l’incarico. Oggi, ho ricevuto una convocazione anche da una Scuola media Statale di Certosa di Pavia per nove ore, ma la distanza tra le due scuole risulta notevole e potrebbero anche loro non voler modificare l’orario. Siamo in un mondo in cui nessuno fa nulla per evitare la precarietà, anzi sembra andare di moda un accanimento forzato su chi è precario.
Aggiornamento del 18/09/2015 (ore 20:00): Tramite una chiamata sul cellulare mi è stato comunicato, da una collaboratrice dell’Ist. Cossa, di poter prendere servizio, perché l’orario è stato modificato in modo da far coincidere i due spezzoni.