La rivendicazione della globalizzazione
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Cenni storici sull’individuo nella società multimediale globalizzata.
Chi è l’individuo? Etimologicamente, il termine individuo significa indivisibile, inseparabile. Attraverso percorsi affrontati da diverse ricerche in campo delle scienze umane, il termine assume una concezione moderna di un processo che ha inizio nell’età moderna e trova il suo compimento a partire dal periodo della Rivoluzione industriale. Lo studioso Èmile Durkheim ( 1858-1917) affronta il discorso di individuo posto in una collettività, in cui lo porta a sviluppare una sua coscienza individuale. Nella società industriale attraverso la divisione del lavoro si arriva alla necessità di distinzione tra individui, si hanno così le diverse classi sociali. Lo psicologico Erich Fromm (1900-1980) nel suo testo Fuga dalla libertà (1940), tratta il processo di “individuazione” analizzando il bambino che inizia a separarsi dalla figura materna e a riconoscersi come soggetto, dotato di volontà e autonomia personali rispetto a quelle degli adulti. Una volta adulto, l’individuo riconosce la propria identità e il proprio destino al di fuori della semplice collocazione nel clan, nella casta sociale, nella Chiesa, e si trova davanti al compito di orientarsi singolarmente nella realtà sociale. Si ha, quindi, una concezione moderna rispetto alla struttura del mondo medievale, in cui l’individuo era distinto dal suo ruolo all’interno della società. La diffusione di pensieri e teorie filosofiche, politiche e le riforme religiose portano a questo mutamento. Fromm parla di “meccanismi di fuga dalla libertà”, in quanto sostiene che il conformismo impone di non poter scegliere in libertà, ma assume l’identità proposta dai modelli culturali. Il sociologo Ralf Dahrendorf parla di rischio del totalitarismo di una “democrazia senza libertà”. Antropologi, sociologi e psicologi hanno utilizzato il concetto di “carattere sociale” per indicare questo conformismo. Secondo i teorici, Gerth e Mills, esistono tanti caratteri quanti sono i gruppi strutturalmente rilevanti a livello economico, politico o militare. In antropologia culturale e in sociologia i concetti di ‘carattere sociale’ e ‘carattere nazionale’ sono entrambe utilizzati per contraddistinguere le disposizioni da parte della maggioranza dei membri di una collettività nazionale. Con la seconda guerra mondiale l’attenzione degli studiosi si è accentrata sul comportamento del nemico esaminando, così, il rapporto fra stereotipi internazionali ponendo l’attenzione sull’effettiva esistenza di un carattere nazionale. Una sorta di comportamento originato dal sistema sociale in atto. La OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per globalizzazione si intende «un processo attraverso il quale mercati e produzione nei diversi paesi diventano sempre più interdipendenti, in virtù dello scambio di beni e servizi e del movimento di capitale e tecnologia». Dagli anni Settanta del secolo scorso, la componente economica, che lo caratterizza, ha fatto sì che sulla scena internazionale le imprese multinazionali siano divenuti i soggetti dominanti, fatto considerato positivamente dall’economia neoliberista, che vede in questo la possibilità di un progressivo rimedio alla povertà e di un allargamento dei diritti umani. L’economista, Joseph Stiglitz (1943), in La globalizzazione e i suoi oppositori, sostiene la forza positiva della globalizzazione e pone l’attenzione ai vantaggi scaturiti. Negli anni Novanta si parla di “No-global”, un movimento sociopolitico che contrasta con la globalizzazione economica. L’accento si pone sulla rivendicazione della globalizzazione dei diritti portando con sé problematiche etico-politiche nuove. Vi sono, ancora due diverse ipotesi, una affermata in India dall’economista Amartya Sen (1933) secondo cui vi è la necessità di distribuire i modo uguale tutti i valori sociali in un discorso di libertà. Invece, l’americano Martha Nussbaum (1947), esalta la libertà di movimento, l’uso dei cinque sensi, la possibilità di immaginare, pensare e ragionare, la libera espressione della creatività, l’amore e la vita di relazione, la partecipazione politica, il rapporto con gli altri viventi e con la natura, il riso e il gioco.