“Lasciatemi parlare…con il registro in mano”: intervista a Sandra Zingaretti
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Sandra Zingaretti, docente di lettere, intervistata per «Lecanoedelweb» al fine di permetterle di dire ciò che non ha potuto nelle due trasmissioni di “Porta a porta”.
Sandra Zingaretti non è una sindacalista, come molti hanno pensato vedendola in TV nelle vesti di difensore della scuola pubblica e portavoce dei colleghi precari. Sandra è una docente di lettere di un Istituto secondario di secondo grado a Poggio Mirteto (Rieti). Lei finalmente ha raggiunto il traguardo del ruolo, ma il precariato lo ha vissuto sulla propria pelle e sa benissimo cosa significa, come sa benissimo di cosa è composta la scuola: non architettura di mattoni, gesso, banchi e sedie, ma luogo d’incontro e di formazione di esseri umani con un’anima. L’averla vista nelle trasmissioni televisive (11/12/2014 e 8/04/2015), decisa, professionale, preparata, schietta e “stretta”, quasi incastrata tra pochi minuti, in cui dover esprimere concetti importanti e fondamentali per l’informazione di massa, ha suscitato in me il desiderio di proporle un’intervista per il mio magazine.
Tiziana: Cara Sandra, ti ringrazio per aver accettato la mia intervista e “faccia a faccia” ti chiedo prima di tutto di esporre quali sono gli aspetti più inquietanti della “buona scuola”?
Sandra: «Gli aspetti principali e disastrosi di questa riforma sono tre, in particolare: 1. La mancata stabilizzazione dei precari, perché quel numero che hanno dato, centomila, è una goccia nell’oceano; 2. Il fatto che l’autonomia non c’è, perché non c’è bilanciamento di potere, visto che il preside diventa una specie di dittatore e gli ordini principali della scuola, che sono il collegio docenti e il consiglio d’istituto diventano puramente consultivi. La Giannini ha detto in trasmissione che loro hanno scritto “sentito il collegio docenti”, e in italiano questa frase non significa nulla! C’è scritto nero su bianco che il collegio docenti viene svuotato del potere di delibera. Quindi, anche a livello di fatti il preside non può sapere tutto, non è un tuttologo: quelle che sono le scelte, fino ad oggi, prese da un collegio docenti, a maggioranza sulla didattica, sulla struttura della scuola, tutto questo lo deciderà il preside, quindi questa non è autonomia, non c’è diversità, non c’è continuità degli studenti. 3. Il periodo di prova non è ripetibile e il preside può decidere, sempre da preside-padrone, con effetto immediato, quindi senza preavviso, che l’anno di prova non va bene. Magari lo fa per liberare il posto al figlio di un amico o a un altro professore che preferisce, però, così si libera di un precario! Poi, l’articolo 8, comma 5, dice che si procede all’assunzione se non ci sono posti disponibili sugli albi territoriali, quindi magari uno entra in ruolo, si illude, ma invece, siccome non c’è posto su quell’albo territoriale non si procede con l’assunzione. Questo contraddice il loro criterio di assunzione. Poi, il divieto di contratto, questo è gravissimo, nell’art. 12, trovo gravissimo che si sfruttino i precari per trentasei mesi e poi hai il divieto di assunzione, non si devono assumere, si buttano fuori, in barba al contratto che è scaduto, in barba anche alla Costituzione, perché l’articolo dice che i canali per entrare sono due, per concorso e per titoli ed esami. Poi, cosa gravissima, l’art. 33 della Costituzione, visto che la Giannini parla sempre di Costituzione, dice che gli enti provati possono fondare delle scuole private e degli istituti, ma che non devono gravare come onore finanziario, economico, fiscale sullo Stato, invece il loro danno è di sessantasei milioni di euro di sgravo fiscale dato alle paritarie. Secondo me, i punti sono questi e l’unico modo per eliminare il precariato, visto che loro non lo vogliono eliminare, ma vogliono eliminare fisicamente i precari! e Renzi lo ha ammesso dicendo che i precari sono fuori dai radar! Queste sono tutte persone laureate, specializzate, abilitate e lavorano da anni e magari, per motivi personali, non hanno potuto partecipare al concorso non sono persone non valute, sono già stati valutati. Come è noto la Giannini aveva detto che gli idonei del concorso entreranno, ma poi si è rimangiata tutto, e i precari rimangono in balia di questo balletto. Poi, ha detto immettiamoli in ruolo, poi ha negato, ma che professionalità è questa? Il primo DDL che hanno presentato è pieno di errori di ortografia e di sintassi, poi lo hanno cambiato, ma insomma, un Ministero dell’Istruzione non dovrebbe comportarsi così.»
Tiziana: Soprattutto in questi giorni, si parla tanto di scuola e i troppi argomenti non permettono di mettere a fuoco un quadro completo. Di cosa si parla poco o addirittura non si parla?
Sandra: «Nessuno cita la seconda fascia della graduatoria e neanche i pensionamenti. Si parla di quota cento, quota novantasei. Abbiamo docenti che da anni non riescono ad andare in pensione. Mi scriveva una collega di sessantaquattro anni, quasi sessantacinque, che non riesce ad andare in pensione e non riesce a sedersi per terra con i bambini, per farli giocare, ha problemi di salute e non ha la forza di continuare a lavorare, ma non la mandano in pensione. Come lei, tantissime altre. Cosa servirà per fare entrare i precari nel mondo del lavoro? Un piano pluriennale, non centomila assunzioni. Centomila non è niente. Qui ci sono tantissimi, ma il numero degli iscritti nella graduatoria non è stato comunicato. Si stima a duecentomila precari, invece il messaggio che è passato a “Porta a porta” è che i precari sono persone che hanno lavorato tre, quattro mesi. Invece, i duecentomila sono quelli che lavorano da anni e ora non lavoreranno più. Bisogna fare qualcosa, anche diminuire il numero degli alunni, perché ci sono classi di quaranta alunni, le così dette “classi pollaio” in cui è anche difficile svolgere interrogazioni regolari per tutti e bisogna ricorrere a test. Un altro problema è la carenza di personale ATA. Spesso i bidelli sono pochi e in un Istituto e difficile trovarne uno nel corridoio! Altro tasto criticato sono i mesi estivi, calcolati tutti come vacanze, senza prendere in considerazione i corsi di recupero e i progetti di alternanza scuola-lavoro. Non sono presi neanche in considerazione tutte le incombenze da svolgere a casa per la preparazione delle verifiche e la correzione, in particolare con alunni dsa che presentano problematiche diverse e hanno bisogno di verifiche differenziate. Il problema di carenza di fondi per garantire le fotocopie e molti insegnanti, come me, comprano la carta per fotocopiare il materiale didattico e permettere, quindi agli alunni di svolgere la verifica in classe. »
Tiziana: La questione dei “meriti” conferiti dai dirigenti scolastici ad insegnanti da lui giudicati meritevoli mi fa pensare tanto ad un ritorno del vassallaggio: ad una scuola simile al regno di Carlo Magno, in cui il preside, come questo imperatore si incorona da solo, proprio perché non viene valutato da nessuno. Mi sembra, ancora, un’assegnazione di medaglie o un’elezione di Miss professore, o una raccolta punti con cui poi passare a ritirare il premio. Cosa mi dici a riguardo?
Sandra: «La questione dei meriti è delicatissima e crea un sistema di favoritismo e un conflitto d’interessi. Ci saranno insegnanti valutati meritevoli senza un criterio equo. Si crea, così una sorta di gerarchia piramidale con un faraone, gli scriba e i servi della gleba. »
Tiziana: Rimanendo in tema di piramide sociale. Bachtin, autore di “L’opera di Rabelais e la cultura popolare” (Einaudi, Torino 1979), direbbe che siamo tornati al Medioevo, ed in particolare al periodo di carnevale, in cui il tempo viene sospeso e ribaltato attraverso un capovolgimento della piramide sociale: nella scuola non si valutano più gli alunni, ma i docenti, inoltre si ha un capo che può agire come vuole, come una sorta di giudice, con lo scettro in mano.
Sandra: «Un tiranno direi!»
Tiziana: Pronto a sorprendere l’insegnante meno esperto impugnando la spada di Damocle!
Sandra: «Sì, infatti. Il preside giudica tutti gli insegnanti senza conoscere ogni singola materia e soprattutto non essendo giudicato da nessuno. Senza mettersi in discussione e manca un concetto di parità di diritti in uno Stato in cui la legge è uguale per tutti. »
Tiziana: Come ultima domanda ti chiedo se c’è qualcosa in particolare che avresti voluto dire mentre eri in onda a “Porta a porta”?
Sandra: «Sì, se c’era qualcosa che mi premeva dire riguarda la libertà della scuola pubblica che va ad essere recisa insieme alle graduatoria, per cui i docenti avevano accumulato esperienza e titoli e master per guadagnare una posizione, in attesa di raggiungere il traguardo. Tutto questo se eliminato crea solo un sistema di raccomandazioni e non di meriti! Altro argomento importante è l’autonomia della scuola che si configura con il collegio docenti destinato a perdere il suo potere per lasciare piena autonomia ad un preside e qui ritorna il concetto di “tiranno”. La buona scuola tramuta un’istituzione in un’azienda, ma c’è da precisare che nelle aziende un imprenditore investe soldi suoi e un preside di tasca sua non mette nulla! Non rischia nulla!»