Nelle pratiche di carta ci sono vite intrappolate!
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Periodo di crisi economica o di crisi umana? cosa si nasconde dietro tutte le notizie di pagamenti, che non arrivano nelle tasche dei lavoratori? Dopo un mio precedente articolo ed anche per un certo interesse personale, ho svolto un’indagine su: come mai molti lavoratori non sono giustamente retribuiti a fine mese.
Cosa succede quando un essere umano inizia un rapporto di lavoro? Dopo essere stato ritenuto idoneo e aver parlato con chi riveste il ruolo del dirigente, inizia la sua trafila: passa nelle mani degli uffici amministrativi e delle segreterie, dove, sempre più spesso il personale cambia, di anno in anno e può succedere, anche che questi non abbiano nemmeno ricevuto le giuste direttive in merito a quanto svolgere. Il lavoratore da assumere, così diviene pratica. Un insieme di documenti da gestire, per farli arrivare all’ufficio del tesoro, nel tempo più breve, dice la legge. Si parla di ventiquattro ore. Poi, può capitare che ci siano problemi telematici, ma se persistono esistono altre strade, come segnalazioni telefoniche o invio di documenti cartacei. Eppure, le pratiche rimangono sulle scrivanie, per giorni, per settimane, per mesi … Chi lavora in campo amministrativo sottovaluta di avere tra le mani pratiche che sono fogli di carta, in cui sono intrappolate vite umane. Diciamocelo chiaramente, nessuno lavora se non ha bisogno di uno stipendio per campare! Tutti dobbiamo affrontare esigenze umane come fame, freddo, salute, bollette da pagare e tanto altro. Se pensiamo ai profughi, anche loro hanno i loro diritti umani a cui andiamo incontro fornendo una “paghetta” quotidiana, oltre a servizi gratuiti. Eppure, siamo in un’Italia, in cui c’è gente che lavora anche per tre, quattro mesi e più e non riceve lo stipendio. Dopo i tragici momenti di verifica dell’estratto conto, in cui ci si rende conto che diminuisce, ogni giorno, la scorta vitale, così come aumenta il trascorrere del tempo e l’angoscia personale, prende il sopravvento la rabbia. Una giusta dose di rabbia, direbbero gli psicologi, che è sintomo dell’amore verso se stessi. Quella che ti permette di chiedere, di domandare, di bussare porta per porta, in attesa di una risposta. Le risposte mutano ogni volta e non bisogna arrendersi, perché chi sbaglia molto spesso non lo sa neanche, oppure non vuole ammetterlo, perché ammetterlo costa. Caterina Caselli cantava “La verità mi fa male…lo so”. Comunque, dietro ad ogni “Tranquillo è tutto sotto controllo, si tratta solo di un ritardo, controlli il prossimo mese” la matassa che si nasconde può essere una verità dannosa e irrimediabile, proprio come un cancro. Se solo, chi trasmette le pratiche al tesoro si rendesse conto di avere tra le mani un delicato compito di “animatore e rianimatore” degli esseri umani, citati con un codice fiscale, forse avrebbe più accuratezza nel verificare il buon fine di una trasmissione, senza dare tutto per scontato. Quando il lavoratore non si arrende però, le porte si aprono e si riesce a ricostruire tutto il percorso di una pratica non andata a buon fine e segnalata da una scritta, che l’operatore ha sottovalutato per mancata informazione, anche se esiste da più di vent’anni. Quello che è importante sapere è: quando, nei sistemi, (come ad esempio nel sito di istruzione.it alla voce’ istanze on line’, a cui accede il personale della scuola) accanto alla voce “trasmesso” compare, anche, la scritta “non soggetto a trattazione spt” allora, significa che il contratto non è pervenuto al tesoro per via telematica. Quindi, se chi ha trasmesso, in genere il segretario amministrativo, non controlla il buon fine e neanche conosce il significato di questa scritta e la persona interessata continua a visualizzare sempre la stessa dicitura senza percepisce lo stipendio, significa che deve fare i conti con quel cancro citato prima! Quindi, fin quando non si prende di petto la situazione si può morire di fame! nel vero senso della parola! I soldi non arriveranno, mai, perché il contratto di lavoro non è pervenuto agli uffici della ragioneria del tesoro: giustamente, chi devono retribuire se non hanno le informazioni, non sanno che è stato stipulato un contratto? Il perché di una trasmissione non andata a buon fine si nasconde, sempre più spesso, nel ritardo della trasmissione stessa. Ad esempio, nel caso in cui un lavoratore è stato assunto il 14 dicembre 2015 ma il contratto è stato trasmesso il 13 gennaio 2016, dopo un mese! Il sistema informatico non accetta più la richiesta e rimane tutto bloccato, nella speranza che qualcuno si accorga del blocco e mandi copia cartacea: ma non si tratta di una sola pratica bloccata, come detto prima è qui che rimane imprigionata una vita umana. Un lavoratore precario, che già vive di stenti e da anni fa i conti in tasca e magari non ha più i genitori, pur lavorando ogni giorno, non può pagarsi le spese a cui va incontro! E poi, se a trenta, se a quarant’anni si fa aiutare dai genitori viene etichettato come un ‘bamboccione’? E chi ha famiglia e figli, come fa a sfamare i proprio figli? Chi accetta un lavoro e ha dei vincoli e a volte per andare alle riunioni deve lasciare i figli a qualcuno dovendo pagare tale servizio. Eppure, lavora ogni giorno, compie il suo dovere, non di certo per sentirsi elogiare o per tenersi impegnato. Come giustamente ha ribadito tante volte papa Francesco, il lavoro dona la dignità ad una persona, quella dignità di poter affrontare la vita. Chi opera in campo amministrativo dovrebbe sapere che quella dignità è tra le sue mani! Non pezzi di carta, non fasce orarie, non telefoni che squillano, normative che cambiano, ma vite! Non numeri, ma sangue che scorre nelle vene e che la disperazione può portare a tagliare. Di recente, si è parlato del caso in cui un alunno dondolandosi sulla sedia, in aula, è caduto e ha perso la vita. Il professore presente all’episodio è stato, per prassi, indagato con l’accusa di concorso in omicidio colposo. Mi chiedo allora, se un docente, intrappolato in un errore amministrativo non riesce più a reggere la situazione economica e cade nella depressione arrivando al suicidio, su chi si indaga? Sul Ministero che non paga gli stipendi? perché dietro a questa generalizzazione, si nascondono prassi burocratiche che vanno in tilt nelle segreterie delle scuole e non nel Ministero. E in questi casi non vi è nemmeno la consapevolezza di chi li compie! senza alcun riconoscimento dell’errore, senza nessuna scusa e anzi con ulteriori lamentele e sfoghi verso chi continua a lamentare di non percepire lo stipendio. Perché è anche vero che se si prendono di petto le situazioni, in particolare sul luogo di lavoro, poi bisogna temere il clima di astio e la possibilità di vendetta alla prima occasione, in particolare, per chi è precario. Sono trappole burocratiche in cui o ne esci vivo o ti ferisci nell’uscirne.