Soffri di attacchi di panico? Sai cosa sono?
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Domande rivolte alla psicologa dott.ssa Francesca Boveri di Pavia.
Quali sono le principali cause degli attacchi di panico?
Un attacco di panico si verifica quando una persona diventa in breve tempo spaventata od ansiosa in una situazione in cui la maggior parte delle persone non proverebbe ansia o paura (Andrews et all., 2003). Durante il verificarsi di un attacco di panico, la paura si manifesta anche attraverso sintomi fisici molto forti, che possono iniziare all’improvviso, anche quando la persona ritiene di non essere preoccupata o tesa, e che arrivano al proprio picco nel giro di pochi minuti, per poi esaurirsi in un lasso di tempo massimo di 15-20 minuti. Tra i sintomi principali degli attacchi di panico possiamo elencare: respiro affannoso, palpitazioni, vertigini, formicolii alle mani o ai piedi, senso di costrizione al petto, senso di soffocamento, sensazione di svenimento, sudorazione, tremori fini o a grandi scosse, brividi o vampate di calore, bocca secca, nausea, impressione che le cose intorno non siano reali, impressione di non riuscire a pensare chiaramente o a parlare, paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo. Generalmente, sono presenti solo alcuni di questi sintomi; perché si parli di attacco di panico vero e proprio, devono verificarsene almeno 4 all’interno di un singolo episodio (DSM 5, APA, 2014).
Ma perché si generano gli attacchi di panico? Quali ne sono le cause?
Gli attacchi di panico possono essere considerati al pari di “falsi allarmi” che attivano troppo facilmente la risposta fisiologica di “attacco o fuga” di fronte ad un pericolo, solo che l’allarme scatta con eccesso di zelo, ovvero con una soglia troppo bassa o addirittura in assenza di pericolo.
La ricerca psicologica ha individuato tre cause che concorrono alla loro insorgenza:
- La presenza di situazioni molto stressanti;
- L’iperventilazione;
- Le caratteristiche della personalità individuale.
Gli attacchi di panico generalmente insorgono a seguito di periodi di forte stress individuale, sia di tipo fisico (per esempio una malattia) che di tipo psicologico (cambiamenti di vita importanti, lutti, stress lavorativo o familiare, ecc … ).
Perché si verifichi l’attacco di panico, è necessaria anche la condizione fisica di iperventilazione, che potremmo definire come un “eccesso di respirazione” o un eccesso di ossigeno rapportato all’attività che stiamo svolgendo in un certo momento. Se stiamo correndo, per es., è necessario respirare più velocemente ed ossigenare i polmoni, ma se siamo fermi non ci occorre la stessa quantità di ossigeno.
Infine, la nostra personalità consiste nel nostro modo consueto di reagire alle situazioni, provare emozioni, leggere la realtà, comportarsi. Le persone che tendono ad essere molto emotive o a preoccuparsi facilmente, possono essere maggiormente predisposte agli attacchi di panico. Esse, infatti, tenderanno ad avere reazioni fisiologiche più importanti durante o a seguito di periodi di vita stressanti ed a spaventarsi maggiormente di fronte alle loro reazioni di attivazione, sulle quali tenderanno a concentrare attivamente la loro attenzione.
Perché si producano attacchi di panico, dunque, è necessaria la convergenza di tre fattori: eventi stressanti, iperventilazione e timore di fronte alle reazioni di attivazione (i sintomi che abbiamo descritto). La sola iperventilazione non basta a causare l’attacco, altrimenti tutti gli apneisti – che devono iperventilare per prepararsi all’apnea – soffrirebbero di attacchi di panico; d’altra parte, la paura da sola non può causare l’attacco in assenza di iperventilazione: per questo motivo, l’apprendimento di tecniche di respirazione diaframmatiche e volte a regolarizzare il ritmo respiratorio costituisce un’efficace mezzo di controllo e gestione del problema, poiché impedisce all’attacco di panico di arrivare al suo culmine, togliendogli, letteralmente, il proellente: l’ossigeno in eccesso.