Una giornata sul set con Maria Grazia Cucinotta
di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Maria Grazia Cucinotta a Pavia per girare un reality con i cinesi.
Dire che Maria Grazia Cucinotta è bellissima non rende l’idea, perché è molto di più: è un vero capolavoro umano. Di presenza, infatti è ancora più affascinante, simpatica, gentile, amica di tutti. Con lei si può parlare di tutto, proprio come con un’amica, non è di certo una di quelle vip altezzose e viziate. La prima volta l’ho incontrata ad aprile sul set di Magic Card, tra una ripresa e un’altra. Oggi, invece, ho avuto modo di stare con lei più a lungo e ho avuto il privilegio di conoscerla più che intervistarla con le solite domande: ho preferito vivere una giornata in sua compagnia. L’appuntamento era in un Hotel, lei mi si è presentata con una maglietta dai vivaci colori estivi, in cui erano immortalati fiori e farfalle, stessa fantasia ripresa anche sulle scarpe e indossava una gonna bianca aderente. Sembrava la Venere di Botticelli! La gonna riprendeva il tema della conchiglia, fiori e farfalle rappresentavano la primavera e lei con il suo sorriso era capace di “fea quelle isole feconde con il suo primo sorriso” come direbbe Ugo Foscolo! A dir la verità Pavia, da quando è arrivata la Cucinotta ha iniziato a rivivere e i Pavesi ormai si stanno abituando a respirare il cinema in mezzo alle strade e dentro i negozi. La meta di questa calda giornata, del 2 luglio 2015, è stata lo stadio di Pavia. Sono arriva in auto con lei, parlando di Messina, la città nativa che ci accomuna e di come, quel ormai lontano 1985, sono approdata in questa cittadina dalle antiche origini Longobarde. Giunte allo stadio, pensavo di dovermi allontanare da lei, ma con tanta dolcezza mi ha invitata a stare al suo fianco. Per la prima volta ho provato le emozioni che possono aver avuto le dame delle nobil donne, ma lei è troppo umile per questo ruolo e abbiamo parlato dei soliti discorsi da donne, come amiche e sorelle: dello smalto, che con l’umidità di Pavia si stava tramutando in un collante molto simile alla prit, ai consigli per avere delle belle unghie: «Le unghie sono cellule morte, se vuoi delle belle unghie devi mangiare sano!». Il discorso è andato avanti immancabilmente sulla moda e su come la biancheria intima incide sulla vestibilità degli abiti. In poche parole «se non vuoi l’effetto tette mosce devi scegliere il reggiseno adatto». Ed è stato proprio il parlare di indumenti intimi che mi ha fatto scoprire una vera artista del mondo del cinema italiano, a cui Maria Grazia non sa rinunciare. Si chiama Myriam Collini Maraziti è bionda, occhi celesti come il cielo, ha un immancabile accento romano, tipico del mondo del cinema italiano, sorridente e tanto dolce quanto intraprendente! Ironicamente detta “la maga dei reggiseni”, perché capisce subito la taglia giusta.
Il suo talento è naturale e nasce come sarta autodidatta addirittura a sette anni. A quei tempi, per imparare il mestiere in modo professionale bisognava andare a volgere un apprendistato da un esperto, in questo caso un sarto. La madre non riuscendo a coprire le spese delle lezioni di sartoria, pur di aiutare la figlia ad avverare il suo sogno ha proposto ad una sarta di svolgere qualche ora a casa sua per pulire i locali, in cambio di lezioni per sua figlia. Così è stato! Myriam si è recata per tre anni presso questo sarta e ha appreso le tecniche, anche se già sapeva adoperare la macchina da cucire. A soli sedici anni aveva già la sua clientela, con richieste di abiti da sposa e intimo, bustini e lingerie, in particolare. Mi ha spiegato che i sarti si dividono in due specie, chi lavora i materiali leggeri e chi i pesanti e lei li ha lavorati entrambi: «ho vissuto il cucito a 360º». Nella vita non si è mai arresa davanti a nulla e l’intraprendenza e la creatività sono state le sue armi vincenti. Tra le sue collaborazioni spiccano nomi di alta moda come Barocco, Lancetti, Versace. Se c’era un problema subito chiamavano lei come pronto soccorso: «c’era chi non riusciva a cucire la pelle e allora consigliavo di mettere un filo di crema per il corpo, per farla scivolare durante la cucitura. Poi, mi chiedevano anche “come fai a saperlo?” e io rispondevo che la necessità porta a trovare soluzioni per i problemi». Una donna che non si è mai arresa davanti a niente e che ha tantissimo da insegnare ai giovani di oggi, che di difficoltà in campo lavorativo devono affrontarne tante. Lei da brava fatina delle favole in ogni occasione ha saputo trovare la magia adatta. Mi ha raccontato di come ha dovuto ritoccare abiti di grandi firme per adattarli ai corpi delle attrici, perché «non si possono avere taglie standard, non siamo tutte uguali». Intanto, la sua memoria ha iniziato a scavare nel passato e ha ricordato gli anni di collaborazione con Luca Sabatelli sui costumi di scena e sartorie teatrali, come per la trasmissione “La Corrida”, abiti per Lorella Cuccarini, un abito per Nicole Kidman sul set di “Moulin Rouge” per cui aveva adoperato piume di struzzo arrivate da Pisa. Una vita colma di esperienze quella di Myriam, che testimonia una passione lavorativa che scorre nelle vene senza neanche un vero perché, ma nata in lei e indissolubile. Quello che consiglia ai giovani è che per creare un modello non c’è bisogno di una particolare abilità, ma la vera genialità sta nel riuscire a risolvere i problemi e a renderlo vestibile alla singola persona. Riguardo la moda di oggi avverte, con una nota di dispiacere, un arresto della creatività «Dal 2000 circa stiamo assistendo a remake continui di epoche diverse, una volta una poi l’altra. C’è bisogno di rivivere la creatività, abbiamo bisogno di creare qualcosa di nuovo». Parole, le sue, che risuonano come grido ai giovani “sognate, osate, inventate”. Myriam più che una donna è una fatina capace di tramutare in oro tutto quello che tocca e si spera che le sue parole, i suoi consigli e i suoi insegnamenti possano tramutare in oro la moda del futuro e tutti i giovani sarti. E non a caso, sul set non poteva mancare la costumista, una ragazza di vent’anni a cui spetta il ruolo della “Cenerentola” del set: lei prepara gli abiti ogni giorno, lava, stira, cuce.
Un esempio di giovane intraprendente che non si arrende davanti alla fatica lavorativa e la vive come una vera e propria missione: Giovanna Armetta. Non poteva, poi mancare la figura di un personaggio dotto a completare il quadro ed è Luca Rocconi. Un giovane ragazzo che ha studiato in Cina e conosce bene la cultura orientale. Mi ha spiegato il perché i cinesi ci affascinano con la loro profonda educazione e senso del rispetto: deriva tutto da una frase di Confucio “Se ci sono tre persone di sicuro c’è un maestre tra di loro”. Questo significa che c’è sempre qualcuno da cui imparare e il rispetto verso il prossimo deriva proprio da questo rispetto per una presenza da cui poter apprendere qualcosa. Ancora oggi, dopo 2500 anni la cultura di Confucio rimane attuale, per i cinesi esiste il rispetto verso le gerarchie, soprattutto in famiglia e a scuola. Mi ha citato un episodio in cui durante una lezione universitaria in Cina lui si era permesso di chiedere ad un professore se aveva scritto alla lavagna una parola corretta.
Il professore abituato ad insegnare agli stranieri aveva risposto correggendo la parola, perché può anche capitare di sbagliare, ma gli studenti cinesi presenti in aula si erano accorti dell’errore e non avevano osato contraddire il loro maestro: «mi guardavano stupiti, perché secondo la loro mentalità non avevo portato rispetto al maestro». Dall’esperienza di oggi ho capito che in un set oltre al film da girare c’è tutta una vita reale che intesse tra se altre vite creando una nuova umanità: dal cinema c’è sempre da imparare! Grazie, Maria Grazia Cucinotta!
Tutte le foto sono protette da copyright. Scattate da Tiziana Mazzaglia il 2 luglio 2015 presso lo Stadio di Pavia sul set cinematografico.
Tra le abilità di Myriam Collini Maraziti segnalo anche la pittura ad olio su tela e la creazione di bonsai con l’utilizzo di stoffe e pietre dure, nonché maglie con pietre intessute.